18 agosto 2008

Né di destra, né di sinistra

Pubblicato sull'Unità.it il 17.08.08 da Furio Colombo.


Che momento della storia è questo? Allarmanti analogie ci circondano. L’economia, come nel 1929, sta crollando nelle aree più ricche del mondo, per lo squilibrio tra avidità di immensi guadagni e mancanza di controlli. La Georgia, come la Polonia nel 1939, viene invasa da un vicino potente e violento che nessuno vuole sfidare.
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Gli Stati Uniti sono per tante ragioni lontani e distratti, con una visione certamente sfuocata.
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L’Italia è frantumata, o sta per esserlo, come i Balcani: governo nelle mani della Lega al Nord e dei separatisti al Sud, intenti a spaccare la reputazione morale e l’integrità fisica del Paese. Tra poco le rivelazioni del “federalismo fiscale” ci diranno a che punto è giunta quella volontà di spaccatura.
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Un ritorno al fascismo, come dice Famiglia Cristiana? È un po’ che si vede, ha i suoi momenti esemplari, come la caccia ai neri sulle spiagge italiane, come le impronte digitali imposte con la forza ai bambini Rom. Certo l’epoca è giusta. E, come in quell’epoca, il nascente regime può contare su chi nega, chi collabora, chi sminuisce, chi guarda ad altro, chi concorda. Le ragioni sono tante e diverse, ma tutte le corde tengono su il tendone del circo.
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Adesso la frase chiave per definire ogni nuova impresa del Governo è che «non è né di destra né di sinistra», frase che ormai si usa per giustificare di tutto. Il rischio è che si finisca per dirlo, in un tempo non lontano, nell’invocare la pena di morte. «Dovremmo fermarci solo per il rischio che gli elettori non capiscano?», si domanda Franco Bassanini, della premiata ditta Bassanini-Calderoli, da non confondere con la premiata ditta Amato-Alemanno.
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Vale la pena di notare quel “solo”. Se gli elettori si ostinano a non capire è chiaro che sono ottusi, privi di visione politica e che nella nostra futura maggioranza non li vogliamo. Però la domanda (formulata da Bassanini nel suo articolo-risposta sull’Unità del 15 agosto) tradisce un certo fastidio e anche un po’ di disprezzo verso lo scrivente («devo una spiegazione ai nostri lettori ben più che a lui») a proposito di un mio articolo in cui chiedevo ragione ai due professori, finora identificati in prima fila con il centro sinistra, per la loro improvvisa corsa (che non si è mai verificata nell’altro senso) verso un sindaco e un ministro di una destra davvero poco moderata.
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Infatti è la stesa destra che costringe alle impronte digitali i bambini rom, che vuole acciuffare chi fruga nei cassonetti e sbatte sul pavimento di una cella di sicurezza una ragazza sporca di terra, definita prostituta illegale, evidentemente trascinata a forza per le strade di Parma fino al luogo in cui è stata fotografata, una cella che - si intende - «non è né di destra né di sinistra, come le pere, le mele, le banane» (cito da Bassanini, che avrebbe dovuto aggiungere bambini rom e illegali arrestati in flagranza).
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Ma torniamo alla domanda di Bassanini: «Può un grande partito democratico, come vorrebbe Colombo, rifiutarsi di partecipare costruttivamente alla sfida della modernizzazione e delle riforme solo per il rischio che i suoi elettori non capiscano? Non si tratta piuttosto di aiutare i nostri elettori a uscire da una visione rozza e selvaggia della democrazia dell’alternanza?».
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Il messaggio è chiaro, come quelli che da bambini scrivevamo sulla lavagna se il maestro usciva un momento di classe. Ricordate? «Asino chi legge». Qui c’è una lieve modifica: “asino chi legge l’appello” - che era accorato, rispettoso, amichevole - di questo giornale ad Amato e Bassanini.
Asino chi non ha letto per tempo le autorevoli interviste dei due ai maggiori giornali nazionali (certe cose mica si vanno a dire all’Unità!) in cui già tutto era già stato spiegato. Asino - ti dicono - è chi ci fa perdere tempo. Noi abbiamo da fare, non possiamo far aspettare statisti come Calderoli “che avrà anche detto cose deliranti e razziste. Ma il 14 luglio si è presentato al seminario delle quindici Fondazioni dichiarandosi d’accordo al novantanove per cento”. Dio mio, un evento storico a cui non avevamo fatto caso.
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Non possiamo irritare la croce celtica (che, supponiamo, “non è né di destra né di sinistra”) di Alemanno, non possiamo scadere «a una visione rozza e selvaggia della democrazia dell’alternanza». Il vecchio senatore Kennedy, che un mese fa si è presentato nell’Aula del Senato americano con la testa fasciata (aveva appena sostenuto una operazione gravissima) perché non mancasse il voto risolutivo contro il Presidente Bush e contro i Repubblicani, è servito. Non ha capito che salvare o abrogare una legge di assistenza sanitaria per i bambini poveri d’America (che ovviamente non sono né di destra né di sinistra) è alternanza rozza e selvaggia da evitare come la peste. Molto più civile abbandonare una simile sterile “politica estiva, partitica e faziosa”, e dedicarsi al lavoro di una Fondazione, dove le buone idee sono un patrimonio comune della destra e della sinistra.
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Altrimenti? «Altrimenti offriamo pretesti per decisioni a colpi di maggioranza». L’argomento è destinato a restare, almeno come nota a pie’ di pagina, nei maggiori testi di politologia. È fatto di tre passaggi, tutti e tre cari a Bassanini. Il primo è: «Possiamo sottrarci al dovere di dare, ciascuno di noi, il nostro contributo a soluzioni solo perché fatte proprie e realizzate da governi di destra legittimati dal voto della maggioranza degli italiani?». Traduzione: la maggioranza è tutti noi. E anche: Bonaiuti e Letta sono ormai inutili per Berlusconi.
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Il secondo passaggio: «Le riforme costituzionali ed elettorali imposte a colpi di maggioranza sono il frutto avvelenato di bipolarismo selvaggio». Traduzione: collaborare sempre. Tanto, chi ha la maggioranza vince comunque. Ma almeno nel prossimo “Porcellum” ci saremo anche noi. Terzo passaggio: gli elettori smettano di essere “rozzi e selvaggi” e di infastidire con una cosa chiamata “opposizione”. Basterà aggiungere, tra poco, che «la maggioranza, legittimata dal voto degli italiani» non è né di destra né di sinistra. Tanto è vero che il suo simbolo è il dito medio levato in alto ad indicare la strada «dell’interesse del Paese. Delle donne e degli uomini che lo abitano, e delle generazioni future». Bassanini ne è certo. Data la sua storia, dispiace.
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Ora domandiamoci perché questa piccola sequenza di fatti e parole locali ci tenga inchiodati all’Italia, Paese divenuto così irrilevante che il nostro ministro degli Esteri decide di rimanere in vacanza alle Maldive mentre tutti gli altri ministri degli Esteri d’Europa si riuniscono d’urgenza perché è scoppiata una guerra.
La risposta la troviamo in un editoriale del Boston Globe del 13 agosto: «Quest’uomo sfuggito alla giustizia merita attenzione non solo perché è talmente ricco o perché è celebre nel mondo. Merita attenzione perché è un magnate dei media che ha dato origine a una democrazia finta e pilotata, una democrazia che preserva le apparenze di sovranità popolare ma ne svuota la sostanza. La sua è una popolarità comprata. Ha comprato o intimidito tutti i media. Ha lanciato grandi operazioni di sicurezza senza toccare il crimine organizzato. Si sottrae ai processi che lo accusano di avere corrotto col suo potere e col suo denaro. Le affermazioni di persecuzione giudiziaria con cui lui si difende non devono essere credute. Sono palesemente pretesti politici. Solo un processo legale, completo e trasparente, potrà portare a conclusione questo clamoroso stato di illegalità. Il suo Paese dovrà liberarsi dalla condizione malata di essere governato da un uomo solo che controlla tutti i media con la sua ricchezza».
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Questo editoriale, riprodotto il 14 agosto dallo “International Herald Tribune” è stato tradotto con tutta l’accuratezza possibile, evitando però di citare il nome del politico accusato. Quel nome, purtroppo, non è Berlusconi. È Thaksin Shinawatra, detto il Berlusconi asiatico, ex primo ministro e padrone della Thailandia, ora scappato a Londra perché gli è mancata la furbizia di farsi approvare un Lodo Alfano e deve sfuggire ai processi che, dice lui, lo perseguitano.
Ma la coincidenza di identikit, tra Berlusconi e Thaksin, è perfetta, riga per riga, accusa per accusa, processo per processo. E dimostra con chiarezza che cosa pensa di noi, restati soli dopo la fuga di Thaksin inseguito dai processi, noi che siamo governati da Berlusconi, l’opinione del mondo libero.
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Ma - dirà qualche lettore - il settimanale politico americano Newsweek gli ha appena dedicato un articolo d’elogio a firma Jacopo Bigazzi. Se cercate in Rete, troverete che Jacopo Bigazzi è l’autore di un trattato sulle fratture del cranio pubblicato a Bologna nel 1518. Troverete anche... Ma è bene non guastare il divertimento degli investigatori virtuali. Forse Amato e Bassanini lo incontreranno nelle Commissioni dove lavorano per il bene di tutti noi e di coloro - bipolari non rozzi e selvaggi - che verranno dopo di noi. E scopriranno che il medico bolognese che nel 1518 studia le fratture dei crani e nel 2008 loda per una pagina intera Berlusconi, non è né di destra né di sinistra. È solo un miracolo fra i tanti del nostro padrone.
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Piccoli episodi tristi segnano le giornate italiane nei giorni d’agosto. Per esempio la Sala stampa vaticana che, del tutto indifferente ai bambini rom e alla ragazza sporca di terra buttata sul pavimento nella cella del sindaco-sceriffo, assicura tutto il sostegno della Santa Sede al cristianissimo regno di Berlusconi-Bossi-Alemanno.
Per esempio Borghezio che - commentando una vittoria olimpica - esalta la superiorità della razza padana, e fa irruzione in una chiesa di Genova per giurare la sua eterna lotta all’islamismo. Conferma, dunque il gesto dello statista Calderoli che - mostrando la maglietta offensiva per gli islamici in televisione - aveva provocato diciassette morti in una rivolta anti-italiana in Libia un paio di anni fa. Ma siamo nel gruppo del dito medio di Bossi, che piace sia al Vaticano sia ai partecipanti né di destra né di sinistra della grande impresa di modernizzazione del Paese.Per esempio Gianni Letta, autorevole sottosegretario e alter ego di Berlusconi, prende l’iniziativa di regime di farsi trovare dalle troupe televisive in un giorno di agosto per dire “grazie” ai nostri soldati. Grazie per che cosa, se li ha mandati lui? Evidentemente per avere fatto buona guardia, con sprezzo del pericolo, e una buona dose di noia, in pieno Ferragosto, al Duomo di Milano. Tremila soldati, per presidiare lo stato di emergenza proclamato dal quartier generale della Lega Nord di Ponte di Legno. Se la guerra in Georgia richiedesse una forza europea di interposizione, il ministro La Russa ha già detto: «Al massimo potrei mandare un migliaio di uomini. Non ne ho altri». Gli altri servono alla difesa della Padania. Forse, sottovoce e defilato dalle telecamere, Gianni Letta avrà chiesto scusa ai nostri soldati per averli mandati, come in Cile, a fare i poliziotti. E avrà chiesto scusa ai poliziotti per aver tagliato stipendio, auto, straordinari e benzina.
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Molto in questo Paese, in questo brutto momento della nostra Storia, è crudele, molto è inventato, molto è pura apparenza (vedi i rifiuti di Napoli) che nessuno - per non irritare Bonaiuti - si prende la briga di controllare. Molto è del tutto sprecato e inutile, benché vivamente celebrato dai migliori commentatori e da tutti i telegiornali. Molto è gretto e volgare e cattivo, come non era mai accaduto in Italia, benché spalleggiato dal Vaticano.Ma, a parte il danno, a parte il dolore di molti e l’umiliazione di coloro che non si rassegnano, niente è rilevante o conta o contribuisce alla Storia del mondo.
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Purtroppo, finora, neppure l’opposizione.
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14 agosto 2008

Youtubers battono cassa a Berlusconi

Da L'Unità.it

Mediaset fa causa a Youtube per violazione dei diritti d'autore sui suoi programmi postati sul sito di condivisione più visto al mondo e chiede 550 milioni di risarcimento danni per aver perso telespettatori.
La notizia non ha fatto molto scalpore se non tra gli utenti della rete che proprio non ci stanno a questo colpo basso.
Così oltre una trentina di video di protesta dei quali alcuni visti da decine di migliaia di persone, sono stati postati su youtube in risposta alla causa di Mediaset e proprio contro il gruppo si scatenato gli youtubiani.

La tesi del capostipite di tutti i filmati contro il risarcimento - Byoblu - è che tutte le tv e i giornali regolarmente senza permesso trasmettono filmati presi da youtube.
«Il Tg5 e Il Corriere, tanto per fare un paio di esempi - dice Byoblu nel video «Un ruggito per youtube», visto in una settimana oltre 56.800 volte e che ha raccolto oltre 500 messaggi - prendono un filmato da youtube, lo trasformano in una macchina mangia soldi e nessuno gli dice niente.
Ma se tu, prendi un pezzetto di una frase di Mentana, che fa cultura e influisce sull'opinione pubblica e la usi per argomentare una tua tesi, il sale della democrazia (...) sei un delinquente, incorri nel reato di violazione di copyright, mi pare tristemente buffo».

Ma a correre sul sito di broadcast è la paura di una possibile censura di Youtube. C'è chi dice no usando da sottofondo musicale Vasco Rossi, chi risponde «You tube forever e Mediaset vergogna» e chi, come freedomanddemocracy fa un vero e proprio editoriale "letto" da oltre 35.400 youtubers e commentato 450 volte, per spiegare come stanno le cose.

È un italiano residente negli USA che si rivolge direttamente a Berlusconi chiedendogli di pagare gli youtubers per i filmati utilizzati sui canali di Mediaset e aggiunge: «Attaccare youtube è l'errore più grande che potessi fare. Viacom in America ne sta pagando le conseguenze enormemente. Sappi che devi stare molto attento, perchè adesso con i telefonini con le videocamere, qualunque cosa dici, qualunque cosa fai, vieni colto in fallo. Nascondere sottobanco non funziona più».

Ma c'è anche chi passa al contrattacco, come telecarovip che esorta tutti gli utenti a cancellare i video di Mediaset che hanno in memoria, «così internet sarà migliore».


Per leggere l'articolo completo: http://www.unita.it/view.asp?idContent=78012

Puoi trovare una buona parte di video sul tema sui nostri preferiti: http://www.youtube.com/user/circoloRimini6

2 agosto 2008

2 agosto 1980