11 dicembre 2008

La nuova frontiera

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Sfide e Strategie nel nuovo contesto geopolitico internazionale

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Venerdì 12 dicembre ore 21

Sala Hotel Duomo – Via G. Bruno, 28 – Rimini Centro Storico




I nuovi scenari internazionali dopo l’elezione del Presidente degli Stati Uniti Barack Obama: la politica di sicurezza globale nella lotta al terrorismo, il ruolo strategico del Mediterraneo, l’allargamento ad Est dell’Europa e il suo ruolo politico, l’interdipendenza e il controllo delle fonti energetiche, il nuovo impero economico asiatico.

Ne parliamo con

Germana Di Falco

Professoressa di Pianificazione Strategica delle Amministrazioni Pubbliche presso la Facoltà di Economia, Università di Torvergata e già docente di Economia delle Amministrazioni Pubbliche presso l’Università Bocconi. Esperta di politiche comunitarie e sviluppo locale, ha svolto attività di direzione, coordinamento e valutazione di piani di sviluppo ed interventi integrati previsti da strumenti di programmazione negoziata.

Bruno Molinari

Già Direttore generale dei Programmi e intese, Relazioni europee e Cooperazione internazionale per la Regione Emilia Romagna, è consulente di vari Ministri e di INVITALIA, l’Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d'impresa. Collabora con il Piano Strategico del Comune di Rimini rispetto all’area di sviluppo “Le relazioni internazionali e la porta dell'Adriatico”.

Alessandro Politi

Analista Strategico, dirige l’Osservatorio Scenari Strategici e di Sicurezza di Nomisma. Già Consigliere speciale di quattro Ministri della Difesa e di un Direttore Nazionale agli Armamenti, attualmente insegna alla Sapienza e alla SIOL. Collabora con quotidiani nazionali e media internazionali e contribuisce attivamente all’Università Alexis de Tocqueville.

Modera il dibattito Francesco Pagnini, giornalista.

3 dicembre 2008

Serata aperta al Circolo

E’ iniziato il percorso che ci condurrà alle prossime elezioni provinciali ed europee.

Martedì 9 Dicembre alle ore 21, presso la nostra sede, tutti gli elettori alle primarie PD del settembre 2007 sono invitati a partecipare e a condividere programmi, idee e prospettive future.

Saranno presenti Maurizio Taormina e Stefano Vitali, candidati del Partito Democratico alle primarie per le elezioni della provincia di Rimini.

Vi invito caldamente a partecipare,

Dervys Bronzetti

19 novembre 2008

Generazione Democratica





Per la prima volta nella storia della politica italiana, una Giovanile di partito nasce attraverso elezioni primarie aperte che si svolgono su tutto il territorio nazionale. In altre parole, tutti possono candidarsi e tutti possono andare a votare.

Tutti coloro che hanno dai 14 ai 29 anni potranno andare a votare nel proprio comune di residenza per eleggere i tre primi organismi di Generazione Democratica:
  • il Segretario nazionale
  • l'Assemblea Nazionale
  • l'Assemblea Regionale
Ecco i seggi per votare alle primarie del 21 novembre:

Bellaria-Igea Marina.......viale dei Platani..........dalle 16,00 alle 18,00
Cattolica........... ..... ....piazza del Municipio.......dalle 10,00 alle 13,00
Riccione......................piazzale Ceccarini.........dalle 10,00 alle 13,00
Rimini.........................piazza Cavour..............dalle 16,00 alle 18,00


12 novembre 2008

Il diritto di chiamarsi Andrea


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Lo incontravo tutti i giorni Andrea Severi, nella sua casa panchina lungo la pista ciclabile. Ci salutavamo, da sempre, per frequentazione occasionale, per quell'incrocio d'occhi diventato consuetudine. Poi ieri il nero del fuoco spento e gli scarponi gettati nell'aiuola ci hanno detto che qualcosa era successo. Ci siamo fermati, io e mio figlio Ludovico che Andrea lo voleva adottare. Così abbiamo saputo dalle chiacchiere da strada. E non è un bel sapere, specie se non hai ancora dieci anni come Ludovico, che mentre dormi qualcuno può venire a darti fuoco. Se c'è l'inferno è qui, non altrove. Non so se servono pene esemplari, le pene anzi non servono mai e neppure credo, come dicono sindaco e amministratori che dar fuoco a chi dorme è estraneo alla cultura di questa città: quello che accade in un luogo sta nascosto comunque in un piega della nostra cultura, magari della parte peggiore. Quella di cui una volta ci si vergognava e ora non ci si vergogna più: si pensi solo alla Lega Nord, che non è un buttarla in politica, ma in semplice civiltà.

È nella vita di tutti i giorni il cerino che brucia Andrea. È nell'incapacità di accettare il diverso, di non chiamare le persone clochard o barboni o senzatetto ma chiamarle per nome, di riconoscere la possibilità, il diritto, a non farcela, a dormire per strada, a vivere ai margini, a non farsi aiutare, ad essere così, improduttivi, acciaccati, poco puliti anche. Certo, Rimini risponde indignata ed è un bene. Ma l'indignazione non basta, il cerino è in questo mondo che obbliga tutti a farcela. Spero che Andrea, quando si riprenderà, possa tornare a vivere, se vorrà, alla panchina lungo la ciclabile. O in qualunque angolo di mondo scelto da lui.


Michele Marziani

Dal sito Michele Marziani, appunti di viaggio.


Tre le iniziative per ora proposte in solidarietà con Andrea Severi, il senzatetto cui ignoti hanno dato fuoco nelle notte fra lunedì e martedì a Rimini, fuori pericolo di vita secondo il bollettino medico diffuso dal reparto Grandi ustionati dell'Ospedale di Padova dove è ricoverato.

Oggi alle 18.30, il Pd riminese promuove un presidio alla panchina di via Flaminia dove è stato aggredito Andrea nel sonno. Alle 20.30 sarà presente anche il Vescovo di Rimini, S.E. Francesco Lambiasi, al momento di raccoglimento e preghiera organizzato alla chiesa della Colonnella in via Flaminia. E domani, ‘Siamo tutti clochard' alle 18 in piazza Cavour a Rimini, è il sit in di solidarietà promosso sempre dal Pd provinciale.



6 novembre 2008

La lunga notte della rivoluzione che ha cambiato il volto degli Usa

WASHINGTON - La notte che ha cambiato tutto si stempera in un giorno di esausta, civile normalità, che produce in noi ammirazione, stupore e qualche invidia.

È cambiato tutto. Si sono rovesciati 40 anni di storia, tra le rivolte dei ghetti del 1968 e l'annuncio della vittoria del figlio di un kenyano, nelle tre ore passate fra i primi risultati incerti dalla Florida, dalla Virginia, dall'Ohio, fino alla valanga di voti del West alle 23 e un minuto, ora della capitale.

Ma sulla nuova America che ha stravinto, come su quella vecchia che ha straperso, sulla insurrezione elettorale dei giovani che hanno respinto la tentazioni della protesta e hanno trovato lo strumento politico per manifestare la loro voglia di antipolitica, dei neri, dei bruni, delle donne, è già scesa la pace. Sotto la coperta rassicurante della Costituzione, delle regole da rispettare e rispettate, della civiltà politica, dell'accettazione di vittorie come di sconfitte, l'America oggi riposa esausta e si distende. Gli americani hanno fatto una rivoluzione e tutto quello che posso raccontare di scomposto è la folla che spontaneamente si era raccolta attorno alla Casa Bianca a mezzanotte, per cantare "Bye Bye George" e fare la serenata a un presidente detestato da 3 americani su 4, senza che volasse un ciottolo.
Perché rivoluzione è stata e la nuova carta politica dell'America, che i pennelli elettronici delle network andavano disegnando, i messaggi frenetici dei blog e dei siti internet raccontavano e le ricerche sui voti confermavano, è un continente umano e politico che sembrava scomparso ed è invece riemerso.
Non un'"altra America", come vogliono i luoghi comuni, ma un'America che non aveva trovato il messaggio e il messaggero per uscire dall'incantesimo dei falsi "valori", del moralismo, della xenofobia, dei miti fiscali spacciati da coloro che avevano tutto da guadagnare e nulla da restituire, e ora l'ha trovato.
E' sbalorditivo che tutti gli stracci agitati per un decennio dalla destra, nessuno, neppure la questione dell'aborto che ormai è vissuta come una storia conclusa e acquisita, abbiano fatto la loro comparsa in questa elezione.
Forse questo, il mancato ricorso agli spettri delle paure, spiega la quiete dopo la notte. Barack Obama ha vinto ovviamente perché i suoi fratelli di sangue hanno votato come mai avevano fatto prima, fino al 95% con lui, dopo che si era insinuato che lui "non fosse abbastanza nero", per non essere cresciuto nei casermoni dell'edilizia popolare, i projects, sforacchiati da sparatorie e da crimine.
Ma ha vinto perché le donne lo hanno scelto, nella speranza che lui sia colui che finalmente darà sicurezza sanitaria a quelle madri single che allevano figli senza alcuna protezione assicurativa e hanno visto in lui, bambino allevato da donne, la madre sola e la nonna, la rivincita della loro fatica quotidiana. Ha vinto con i latinos, stanchi di essere trattati come usurpatori di terre nelle quali fanno i lavori che permettono ai bianchi di farne di migliori. Ha vinto fra quei "colletti blu" delle acciaierie in agonia, delle fabbriche d'auto che oggi vendono un terzo meno dell'anno scorso, quei "democratici di Reagan" che la strategia repubblicana era riuscita a sedurre agitando le bandierine dei "valori", morali, patriottici, militari. Ha vinto addirittura nel West, dove il rude cowboy immaginario ha da tempo lasciato le prateria ai nuovi americani dei sobborghi, della tecnologia, dei diritti. Ha vinto perché è il segno, e il volto, dell'America nuova, contro un partito vittima del proprio successo con un'America Vecchia che esiste sempre meno, persino nella Florida dei vecchi.

Ci sarebbero infinite ragioni di rancore, voglie di conti da saldare, paure per l'immaginario "radicalismo marxista" di un ultra liberal, che si rivelerà molto più probabilmente come un centrista moderato al massimo con qualche istinto blandamente socialdemocratico, ma se ci fossero state voglie di rese dei conti, le avrebbero spente, prima che la notte degenerasse in un giorno di mazzieri, le avrebbero subito spente le parole proprio dei due protagonisti, uniti da uno stesso filo: io ho perso, ora deve vincere l'America e l'America è colui che è stato eletto. Io ho vinto "ma dovrò governare anche per coloro che hanno perso", come ha detto Obama. E le braci accese da secoli si sono spente e raffreddate anche in quel parco di Chicago dove i figli degli hippies e dei sessantottini piangevano abbracciando i vecchi poliziotti in pensione che il sindaco Daly aveva mandato a sprangare a sangue i loro padri e le loro madri, nell'estate del 1968.
Non c'è niente di diverso, nella Washington dove esco dopo il voto.
I giovanotti di colore che mi riempiono il sacchetto del supermercato sono gli stessi di ieri e non sono diventati presidenti degli Stati Uniti né direttori del negozio alle 23 e 30 di martedì, quando uno come loro è diventato il Capo dello Stato ed è probabilmente soltanto la mia immaginazione di cronista che vede nei clienti che spingono il carrello e li ringraziano un'ombra di rispetto in più, come se trattarli male, da oggi, potesse scatenare sull'uomo bianco sgarbato con il garzone nero la furia del nuovo governo federale e un immediato accertamento fiscale.
Eppure tutto è diverso, come se vivessimo in una "primavera americana" che ancora non si vede, ma si sente. Guido l'auto nel centro di Washington, la capitale molto "romana", molto sorniona e cinica, che aspetta l'arrivo del nuovo Cesare, il 20 gennaio prossimo, e delle sue centurie, senza scomporsi, sapendo che sopravviverà anche a questo ribaltone storico, culturale, morale come ha saputo sopravvivere ai sudisti che la bombardavano, ai mercenari inglesi che la invasero e ai dementi di Al Qaeda che le schiantarono un Boeing 757 di linea contro il Pentagono, senza che il cuore della città perdesse un colpo.
E' questo, il momento della transizione da un imperatore all'altro, avvenuto 41 volte in 220 anni per 43 presidenze, nel quale si vede la magnificenza civile della nazione. Non si sentono urla e grida, non ci sono vincitori che insolentiscono i trombati, o sconfitti che digrignano i denti, anche grazie alla stangata senza equivoci di Obama, e del partito democratico, che ha conquistato seggi e allargato la maggioranza al Congresso, Camera e Senato, costruendo un "monocolore" democratico nel cuore del governo nazionale come non si vedeva da decenni.

Il sovrano deposto dalla Costituzione e bocciato dal voto, Bush, che è il vero sconfitto come ammettono anche i suoi ultimi supporter come Bill Kristol o Fred Barnes, i boia chi molla della destra estrema, si fa vedere sul pronao della Casa Bianca semplicemente per congratulare colui che da 21 mesi va ripetendo che proprio Bush è stato una catastrofe, per dire che lui è da questo momento a disposizione del successore, che Obama ha ragione quando dice che l'America è la nazione dove tutto è possibile e i messi del nuovo Cesare avranno libero accesso e saranno d'ora in poi, giorno dopo giorno fino alla inauguration fra 70 giorni, messi al corrente di tutti gli affari di Stato.

Chi oggi attraversa questa capitale lubrificata dall'esperienza delle transizioni e dal senso di responsabilità nazionale e internazionale che porta sulle spalle, non può non ricordare come la trovò trent'anni or sono, e cerca invano i segni delle lingue di fuoco che annerivano la facciata degli edifici del centro, all'incrocio della 14esima strada e della F Street, a 100 metri dalla Casa Bianca, dove l'insurrezione del ghetto nero arrivò con la armi, le fiaccole, le spranghe in mano, fermato dalla Guardia Nazionale in assetto di guerra, dopo la notizia dell'assassinio di Martin Luther King, nel 1968.

Gli edifici affumicati, che contemplavo dalla finestra dell'ufficio nel palazzo della stampa, sono stati abbattuti, ci sono shopping center, caffetterie, condomini di lusso, negozi di chincaglieria costosa. Soltanto i vecchi, gli ultimi lustrascarpe ricordano ancora la sommossa di Washington e lustrascarpe rimangono, anche ora che un brother, un fratello di sangue, dormirà nella casa che loro avrebbero voluto mettere a sacco. Il primo giorno del resto della nostra vita, come vuole un detto americano, è un giorno normale, pacifico, qualsiasi, dopo una notte che avrebbe potuto, altrove, scatenare piazze e furori. Questa "primavera di Washington", che fiorisce in autunno, fa piangere in silenzio, compostamente, come ha pianto ieri notte Colin Powell, che si era esposto per dare la propria investitura a Obama e fa piangere coloro che in buona fede, avendo ascoltato le farneticazioni della cacciatrice di alci, rivelatasi una prevedibile zavorra dopo la fiammata di curiosità iniziali, davvero crede che dal 20 gennaio prossimo gli Usa diverranno gli "Ussa", gli "Stati Uniti Socialisti d'America" e Obama porterà via il negozio di souvenir o la cassetta delle spazzole ai lustrascarpe, mentre i "neri" la faranno da padroni, vendicandosi dei padroni. E tutto quello che è successo è che la mappa elettorale dell'America torna finalmente a corrispondere alla propria diversità, come la faccia di chi l'ha disegnata, ha il volto di una nazione che riassume in sé il dna del mondo.
E se la nonna di Obama non lo ha visto vincere per 24 ore, Ted Kennedy è riuscito a resistere al male che lo sta uccidendo, per vedere il ritorno dell'America che finalmente i suoi fratelli avrebbero riconosciuto.
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25 ottobre 2008

Giulia Innocenzi a Rimini incontra i giovani delle Primarie

Elezioni Segreteria Nazionale Giovani del Partito Democratico


Presentazione di GIULIA INNOCENZI


una riminese candidata alla segreteria nazionale



“Per salvare l’Italia, da candidata a Segretario dei Giovani Democratici, penso siano imprescindibili tre questioni oggi all’ordine del giorno: i tagli alla scuola e all’università, la mancata elezione del Presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai e il deficit di coscienza ambientale di chi ci rappresenta”
(leggi qui il resto dell'articolo).
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Martedì 28 ottobre ore 16,00

INCONTRO PUBBLICO

presso la sede del nostro Circolo


la giornata prosegue alle ore 18,30 con un aperitivo in Piazza Cavour (da Spazi)


Sono nata a Rimini il 13 febbraio 1984, da madre inglese e padre umbro. Nonostante la natura ibrida, il connotato romagnolo emerge spesso, non solo nella parlata, ma anche nella socialità! Durante i miei studi scientifici ho partecipato al programma di scambio culturale e sono finita per un anno a Las Vegas, USA. Mi sono trasferita a Roma per studiare Scienze Politiche alla LUISS. Dopo l’erasmus a Sciences-po a Parigi ho cominciato a lavorare all’Associazione Luca Coscioni, e non l’ho più abbandonata. Mi sono laureata con una tesi sulle quote rosa e successivamente mi sono iscritta alla specialistica, sempre alla LUISS, in Amministrazione Pubblica. L’estate scorsa ho lavorato al Parlamento europeo a Bruxelles, presso gli uffici degli on. Cappato e Pannella. L’attivismo universitario ha rosicchiato un po’ del tempo dedicato allo studio: sono rappresentante di Scienze Politiche, sono stata responsabile dell’informazione di Radio Luiss e caporedattrice del giornale universitario. Con l’Associazione Luca Coscioni, fra le varie iniziative, ho dato vita alla campagna di informazione sessuale, con distribuzione di preservativi e raccolta firme per abolire la ricetta della pillola del giorno dopo nelle università e nelle scuole. Mi candido ora come segretario dei giovani del Partito Democratico.

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Per informazioni chiama Ivan (3281041299) o Lisa (3290049892)

24 ottobre 2008

Manifestazione nazionale del 25 Ottobre: lettera aperta ai ragazzi e alle ragazze d'Italia


Riceviamo e volentieri pubblichiamo


Sperimentazione e coraggio. La mia sfida, la mia avventura, nasce e cresce da queste due parole.
Due parole che sembravano fatte apposta per descrivere la nascita del Partito Democratico.
Due parole che mi hanno ritrovato in una chiacchierata in biblioteca con un anziano politico del mio paese d’origine ( Palazzolo Sull’Oglio, in provincia di Brescia). Un incontro durato non moltissimo, circa mezz’ora, inframmezzato da storie personali, storie di una vita dura, talvolta crudele, riportate con la minuzia di particolari tipica degli uomini in età avanzata. Molte volte, in passato, non avevo prestato grande attenzione a incontri di quel genere, che in fondo - è inutile negarlo - si somigliano straordinariamente. Tanti aneddoti,sì. Tuttavia, ho potuto percepire fra le righe, come mai mi era capitato prima, una grande umanità, il bisogno di realizzazione, il bisogno di “futuro” da costruire nonostante le difficoltà di ogni giorno. Sperimentazione e coraggio, appunto.
Due parole che già da sole forse sintetizzavano quel capolavoro politico che è stato il discorso di Veltroni del 27 giugno 2007, conosciuto dai più come il “discorso del Lingotto”..
Personalmente, dopo aver constatato il rischio che il PD, appena nato, anteponesse alla sperimentazione alla riproposizione del vecchio ed al coraggio un ecumenismo senza capo nè coda, ho deciso di candidarmi a Segretario Nazionale dei Giovani Democratici con in testa un obiettivo chiaro: ripartire dal Lingotto. Mi rendo conto, innanzitutto, di come, al di là delle differenze geografiche o di condizione personale, tutti i ragazzi e le ragazze italiane chiedano alla politica ed alle Istituzioni una sola cosa: la certezza che, prima o poi, possano realizzare il loro progetto di vita. C’è chi vorrebbe più risorse per la ricerca ed un mondo accademico più stimolante e trasparente, per non esser costretto a scappare all’estero dopo aver conseguito con fatica una laurea; chi vorrebbe un lavoro più stabile con una retribuzione ragionevole e proporzionata ai propri sforzi, o una prima occupazione che li faccia sentire utili, vivi; chi vorrebbe avere garanzie per sè e per i propri figli, per metter su casa e costruire una famiglia; chi vorrebbe un Paese, in cui la legalità non è una barzelletta ma eguaglianza nelle opportunità e regole certe uguali per tutti.
Io sento mie, come giovane, tutte queste battaglie e le percepisco come imprescindibili per un Partito Democratico che sia davvero tale.
Il 25 ottobre, possiamo far sentire la nostra voce, testimoniare le difficoltà quotidiane di una generazione che non vede il domani.
Un 25 ottobre di proposta, non di protesta, un’occasione senza precedenti per rilanciare la politica, quella vera, sentita sulla pelle, fatta di umiltà e di passioni forti.
Per confermare, certo, la nostra contrarietà alle decisioni del governo in tema di scuola, politica ambientale, integrazione e discriminazioni, dell’operazione di salvataggio di Alitalia. Ma anche e soprattutto per ascoltare, chiedere alle Istituzioni gesti di responsabilità di fronte alla recessione economica, dare risposte concrete a chi vuole guardare avanti, viaggiare, studiare, realizzare le proprie aspirazioni. In altre parole, capire e costruire la società del 2020.
L’ultimo mio pensiero va a quei ragazzi e ragazze vittime delle mafie che, come Roberto Saviano, con intensità altissima vivono il disagio di cui abbiamo appena parlato. Il 27 ottobre,a Napoli, alle ore 18 a Largo S.Giovanni Maggiore Pignatelli, l’Associazione Studenti Napoletani Contro La Camorra e la NACO - Nuova Anticamorra - manifesteranno per gridare il loro NO alla Camorra e la loro solidarietà a Roberto. Io sarò con loro e vorrei che con me ci fossero tanti e tante ragazze italiane che come me credono nella legalità, che non vorrebbero l’esercito nelle proprie strade, ma vorrebbero vivere una vita serena.
Perché in questa Italia che soffre vorrei che nessuno resti solo.

Dario Marini
Candidato alla Segreteria Nazionale dei Giovani Democratici


22 ottobre 2008

Primarie dei giovani democratici


Presidente, perchè non viene nelle Università?

“Dice Berlusconi: “Polizia nelle università”! Dal Presidente del Consiglio non potevamo aspettarci parole diverse, segno di un arroganza che non ci deve intimorire, anzi, oggi abbiamo un motivo in più per continuare nella lotta e nella protesta contro chi vuole imporre una società della paura e del ricatto.

Martedì ero alla manifestazione a Firenze, e da sei anni che frequento l'università, non avevo mai visto un'adesione così forte e partecipata ad una manifestazione studentesca.
Accanto, come in un unico corpo, ragazzi delle scuole superiori, universitari, ricercatori e famiglie... era in piazza la speranza, che nonostante il modello berlusconiano fatto di nani e ballerine, qualcosa di diverso è possibile.

Non c'erano picchiatori, la nostra unica arma era ed è la parola e nessuno potrà togliercela nemmeno con la minaccia della polizia.
Polizia, verso cui il premier dovrebbe aver più rispetto e non utilizzarla impropriamente come braccio armato dello Stato, piuttosto pensi ai loro stipendi, pensi alle loro auto che non hanno benzina, pensi ai tagli del personale e lasci stare la brava gente.

Noi giovani democratici diciamo ai ragazzi e alle ragazze che protestano di resistere, perché nessuno potrà privarci dell'unico bene per noi veramente pubblico, il sapere!”

Salvatore Bruno – candidato segretario dei giovani del PD


Avviso ai naviganti

Concorso di suggerimenti e consigli per l'organizzazione giovanile del PD
Creare un movimento giovanile non è uno scherzo, significa mettersi insieme e cominciare a delinare il futuro del nostro partito e dell’intera società italiana. Non si tratta di operazioni oscure di segreteria e piccole grandi manovre di bassa politica. Dobbiamo volare alto e dobbiamo farlo insieme.
Proprio per questo motivo, il tuo contributo è indispensabile, perché un sogno collettivo non nasce dalla mente o dalla penna di pochi singoli.
Non nasce in qualche oscuro ufficio romano ma nasce nelle piazze, nei bar, nelle strade, nelle nostre famiglie, nella rete.
Ecco ti propongo allora di iniziare a sognare assieme questo giovanile in modo aperto, spontaneo, trasparente cosi come dovrebbe essere la politica di un movimento giovanile nuovo e rivoluzionario.
Mettiamo insieme i nostri sogni, le nostre idee, le proposte che in questi mesi abbiamo meditato nel nostro cuore e condiviso con i nostri amici.
Partecipa anche tu al grande laboratorio collettivo “Il sogno” ed invia il tuo contributo al cambiamento del partito, del movimento giovanile e del Paese.

Dario Marini, candidato alla Segreteria Nazionale dei Giovani Democratici



Confronto con collettivi per proposta Università

“Cercheremo il confronto con i collettivi e con tutti gli studenti che stanno manifestando per fare emergere una proposta unitaria dalle proteste di questi giorni”. Così Giulia Innocenzi, che ha lanciato oggi sulle pagine di Europa il suo appello “Contro il no ideologico. Per il sì alla riforma necessaria dell'università”, in cui la candidata radicale alle primarie dei Giovani Pd si oppone alle occupazioni che bloccano la didattica e che colpiscono gli studenti. “Tanti i ragazzi che hanno salutato positivamente il mio appello. Si è data voce a una posizione – quella contro la sospensione della didattica - che rimane spesso in silenzio. Partiremo da domani con un volantinaggio serrato nelle università italiane, in primis quelle occupate, per confrontarci con i ragazzi che si sono mobilitati in questi giorni, per cercare una proposta comune contro i tagli alla ricerca. Io sarò all'università La Sapienza per incontrare i collettivi”.


Contro il NO ideologico, per la Riforma necessaria dell'Università
Perché la voce dei Giovani Democratici e degli studenti urli fuori dal coro: facciamoci sentire!

Le tre riforme possibili a costo zero

Abolizione del valore legale del titolo di studio
- per liberare il sapere dal potere delle corporazioni, occorre liberare la selezione dei professori dal valore legale dei concorsi
Peer review
- un sistema che distribuisce i fondi attraverso la valutazione a carico di revisori autonomi. Le università sono così incentivate ad assumere ricercatori e professori capaci di ottenere finanziamenti autonomi e a pubblicare su riviste prestigiose
Abbattimento dei costi superflui
- via gli amministrativi in eccesso, eliminazione dei corsi di laurea superflui e un deciso no al proliferare delle sedi distaccate

Contro il NO ideologico

Sì alle occupazioni notturne e nei finesettimana
- per difendere il Sapere e per aprire le università al dibattito, a manifestazioni culturali, ai cittadini tutti
Sì alle lezioni in piazza
- per aprire la protesta alla città, per far sì che siano i contribuenti a difendere prima di tutti gli altri il finanziamento alla ricerca
No alle occupazioni che bloccano la didattica e colpiscono gli studenti
- perché siano gli studenti i primi difensori dell'insegnamento e perché la tutela dei finanziamenti alla ricerca possa farsi in un luogo di confronto e non di scontro

Giulia Innocenzi, candidata Segretario Nazionale dei Giovani Democratici

Sulla manifestazione del 25 Ottobre

C’è un’emergenza sociale figlia della crisi finanziaria, in Italia. Ma il Governo fa appelli, e basta.
La scuola e l’Università continuano a non funzionare ed a essere ingiuste, in Italia. Ma il Governo non vuole risolvere il problema, solo risparmiare.I nostri lavori, le nostre vite, sono sempre più precarie, in Italia. Ma il Governo ha deciso da che parte stare, e non è la nostra.C’è un problema di integrazione degli immigrati, in Italia. Ma il Governo ha deciso che bisogna separare gli studenti extracomunitari dagli altri.Il 25 ottobre bisogna essere in piazza per chiedere un cambio di rotta nella direzione di un Paese più giusto, più libero, più equo.
Lo dobbiamo chiedere soprattutto noi giovani, gli studenti che in questi giorni si stanno mobilitando contro le proposte della Gelmini, i giovani lavoratori colpiti dalla norma antiprecari, tutti coloro i quali si aspettano dalla politica la capacità di unire l’Italia, e vedono il Governo dividerla.

Fausto Raciti, candidato Segretario Nazionale dei Giovani Democratici

Le politiche ambientali dell'Emilia-Romagna

Incontro pubblico lunedì 27 ottobre 2008
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FUTURO SOSTENIBILE
le politiche ambientali dell'Emilia-Romagna
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con Giulio Zanichelli e Giuseppe Bortone
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8 ottobre 2008

Morando: la manifestazione del 25 ottobre si farà


Il coordinatore del governo ombra del Partito Democratico, Enrico Morando, veltroniano di ferro, intervistato da Affaritaliani.it, respinge la proposta avanzata da Marco Follini di rinviare la manifestazione del 25 ottobre organizzata dal Pd contro il governo a causa della crisi mondiale economico-finanziaria. "La manifestazione del 25 ottobre deve tenere conto di questo contesto internazionale gravissimo e deve muoversi coerentemente con quella esigenza, non capisco perché la dobbiamo sospendere... la dobbiamo fare in modo coerente con quelle esigenze. Se Follini si limita a dire che bisogna sospendere l'iniziativa a mio giudizio non è condivisibile. L'iniziativa del 25 ottobre deve tenere conto di questo contesto gravissimo nel quale ci muoviamo e sicuramente si farà".

Morando spiega: "Penso che abbiamo bisogno in Parlamento di una discussione approfondita che termini con un atto di indirizzo al governo a proposito della crisi internazionale. Ed è esattamente quello che abbiamo chesto aprendo la discussione al Senato sulla nota di aggiornamento al Dpef. Abbiamo fatto nella sede giusta l'iniziativa giusta. Purtroppo il governo sia in Commissione sia in Aula si è mostrato molto al di sotto delle esigenze su questo punto, perché ha fatto una nota di aggiornamento dove della crisi internazionale praticamente non se parla. Una cosa abbastanza - tra virgolette - surreale.

Leggi il resto dell'articolo.

Alla vista di questo importante obiettivo anche il nostro Circolo sarà a disposizione di quanti vorranno partecipare alla manifestazione di Roma o anche soltanto per venenire a firmare la petizione Salva l'Italia sabato e domenica.

La sede del Circolo rimarrà aperta sabato 11 ottobre dalle 15.00 alle 19.00 e domenica 12 dalle 9.30 alle 12.30 e il pomeriggio dalle 15.00 alle 19.00.




1 ottobre 2008

Giorni difficili

È con un senso di profondo smarrimento che trovo la forza di comunicare qui, nel nostro blog, le mie sensazioni in merito alla Politica che stiamo portando avanti e di contro quella del governo che CI GOVERNA TUTTI QUANTI in questi ultimi mesi; e lo faccio con a fianco un librettino che recita come titolo: “La Costituzione della Repubblica Italiana”.
Ve lo consiglio, è un ottimo esercizio…
Sono giorni di grandi difficoltà dove ci prestiamo come aiuto e, giustamente, interlocutori fra governo e sindacato per il dramma Alitalia, finalmente (forse) concluso.
L’esecutivo ha ampiamente dimostrato di non essere stato in grado tenere una posizione né a vantaggio dei lavoratori, né tanto meno a vantaggio del mercato e della libera concorrenza.
Chi decide di partecipare alla “spartizione” Alitalia, sembra quasi fare a tutti noi italiani un favore; si pensa a salvare l’italianità dell’azienda, come se l’etichetta e la forma sia la cosa più importante… Io credo che l’italianità dell’azienda debba invece evidenziarsi per effetto di dipendenti che sono orgogliosi di lavorare dove sono e che proprio perché Italiani trasmettono tutti i nostri valori; le “etichette” le lasciamo alle boutique del centro il sabato pomeriggio. Il dovere più importante per chi governa deve essere il bene di tutti i cittadini, la loro soddisfazione… beh, il governo non ci sta riuscendo.

Vogliamo la sicurezza? Bene: MILITARI PER LE STRADE, altra etichetta e percezione di sicurezza, ma non sicurezza reale, con viva la paura che succeda (Parma ne è l’esempio ultimo), ovviamente per errore, un qualcosa di drammatico. Potenziare i corpi di sicurezza già esistenti era un rimedio semplice, fin troppo forse, con il vantaggio però di avere personale addestrato per fronteggiare la sicurezza cittadina, non la guerra… quella la lasciamo ad altri…
E poi ancora…: INVESTIAMO SUL NUCLEARE! ...prendiamo atto...ma non vogliamo almeno atudiarci sopra? ...macché!
Dove tagliamo? Sulla scuola, dalla primaria fino all’Università e alla ricerca. Altra etichetta!
Tutte manovre a spot senza “investimenti” che guardano al futuro.
E allora si è detto: OPPOSIZIONE CONSAPEVOLE; dobbiamo diventare interlocutori di tutti questi disagi, dal disastro Alitalia, alle manifestazioni di intolleranza, e ancora alle forze dell’ordine perennemente in difficoltà anche solo a sostenersi, interlocutori degli insegnanti, ma soprattutto e prima di tutto della categoria dei genitori.
Genitori si è prima di essere lavoratore o disoccupato, prima di essere insegnante; ma si è (prima) anche figli, pieni di etichette, intolleranze, frustrazioni per anni di sacrifici che non portano al lavoro sperato.

Ecco allora che riguardo con un po’ di amarezza il nostro programma politico che non ha “fatto breccia” e ci trovo tutte le risposte o perlomeno proposte ed investimenti sul futuro; non certo etichette…
Poi guardo ancora la Costituzione… mi fa ridere chi dice che è vecchia… è attualissima e credo che debba essere il vero statuto del nostro Partito…

- L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro
- La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione
- Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
- È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Potrei andare avanti, questi sono gli unici compiti per chi governa quindi:
Lotta al precariato
Lotta perché ogni cittadino abbia pari dignità, le leggi ad personam le lasciamo ad altri….

Un appello: sentiamoci tutti responsabili e lavoriamo per questo progetto!

Dervys Bronzetti

12 settembre 2008

Duecento insegnanti in meno a Rimini: le prime previsioni dai tagli alla scuola.


Dal sito di Elisa Marchioni.

Dopo i piloti Alitalia ‘riconvertiti’ come postini, le maestre si ritrovano candidate a divenire operatori turistici, non si sa bene se nel ruolo di guide, animatrici di villaggi vacanze, o altre fantasiose invenzioni. Sebbene pare l’ipotesi si sia già smentita da sola, la proposta formulata nei giorni scorsi dà però una misura della considerazione che il Governo ha nei confronti di chi ha speso una vita ad insegnare, e nei confronti di un comparto economico ancora una volta considerato accessorio.

Per la scuola italiana sono in arrivo pesanti ‘tagli’. Tra il 2009 e il 2011, saranno 87mila i docenti e 43mila i tecnici, bidelli, amministrativi, in meno. Dai primi, pur approssimativi, calcoli, potrebbero essere circa 200 i posti in meno anche in provincia di Rimini. Per la prima volta, avremo un Dirigente provinciale a metà servizio con Ravenna. E’ previsto che chiuderanno le scuole con pochi alunni: quelle dei piccoli paesi, che a volte sono l’unico presidio vitale ed educativo per i bambini, che diventeranno baby-pendolari: anche i nostri nonni lo erano… è un passo avanti tornare al passato? Saranno di meno anche gli insegnanti di sostegno per gli alunni portatori di disabilità. Diminuiranno le risorse per fornire supporto agli alunni che non parlano la lingua italiana, e per coloro che abbandonano la scuola troppo presto, senza aver conseguito titolo di studio: sono quasi sempre i figli delle famiglie già maggiormente in difficoltà, e senza un’attenzione specifica li abbandoniamo, ritirando la mano e il senso di uno Stato responsabile.

Non una sola motivazione pedagogica, filosofica, di merito è stata fornita. Il dossier atteso da un mese in Commissione parlamentare, per aprire il confronto, non mi risulta ancora giunto. Domani intanto, in Commissione si affronta il tema del ritorno al maestro unico. Ci pensa il Ministro Bossi a chiarire la ratio del provvedimento: così si risparmia. Il Ministro Gelmini insiste sul fatto che la razionalizzazione fosse necessaria, davanti alla crisi del Paese. Non sono solo i tagli, allora a preoccuparci: ma il fatto che siano stati predisposti senza un progetto complessivo, un’idea di riforma, di scuola più efficace ed efficiente. Senza nessun confronto, nessuna concertazione, nessuna possibililità di condividere valori e prospettive. Alla fine, si rafforza davvero il sospetto che il Governo sia stato più preoccupato di realizzarli in fretta, piuttosto che con una logica.

Il Partito democratico ha dato da sempre la disponibilità ad un’opposizione responsabile e di merito. Non siamo a difendere a tutti i costi lo status quo. Ma chiediamo di ragionare davanti ad un progetto complessivo di scuola pensata per la crescita dei nostri bambini e ragazzi. Insieme agli insegnanti, ai dirigenti, alle famiglie. Di per sé, il ritorno del 7 in condotta può avere senso, sanziona chi dà problemi, ma non è un modo per dare risposta ai problemi del bullismo. Il grembiule uguale per tutti evita le derive dell’eccesso di lusso, ma non è la risposta ad un’integrazione vera. L’uguaglianza si garantisce con la parità di dignità e opportunità. La scuola, per noi, è la palestra di vita, il punto di partenza pari per tutti che dà a ciascun bambino l’occasione di far fiorire tutti i doni di cui è portatore, di vedere ascoltati i suoi bisogni, realizzati i suoi diritti. La scuola è lo strumento per ogni persona per crescere, e per una società per garantirsi il futuro attraverso i piccoli cittadini che imparano e costruiscono il proprio avvenire. Impoverire la scuola, penalizzarne gli insegnanti e tutti gli operatori, escludere
le famiglie, è un errore per il presente e un enorme rischio per il futuro. Intanto però il Governo prova a farlo con ‘l’aiuto’ del Turismo. Anche qui, offerta speciale. Due drammatiche sciocchezze al prezzo di una.

18 agosto 2008

Né di destra, né di sinistra

Pubblicato sull'Unità.it il 17.08.08 da Furio Colombo.


Che momento della storia è questo? Allarmanti analogie ci circondano. L’economia, come nel 1929, sta crollando nelle aree più ricche del mondo, per lo squilibrio tra avidità di immensi guadagni e mancanza di controlli. La Georgia, come la Polonia nel 1939, viene invasa da un vicino potente e violento che nessuno vuole sfidare.
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Gli Stati Uniti sono per tante ragioni lontani e distratti, con una visione certamente sfuocata.
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L’Italia è frantumata, o sta per esserlo, come i Balcani: governo nelle mani della Lega al Nord e dei separatisti al Sud, intenti a spaccare la reputazione morale e l’integrità fisica del Paese. Tra poco le rivelazioni del “federalismo fiscale” ci diranno a che punto è giunta quella volontà di spaccatura.
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Un ritorno al fascismo, come dice Famiglia Cristiana? È un po’ che si vede, ha i suoi momenti esemplari, come la caccia ai neri sulle spiagge italiane, come le impronte digitali imposte con la forza ai bambini Rom. Certo l’epoca è giusta. E, come in quell’epoca, il nascente regime può contare su chi nega, chi collabora, chi sminuisce, chi guarda ad altro, chi concorda. Le ragioni sono tante e diverse, ma tutte le corde tengono su il tendone del circo.
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Adesso la frase chiave per definire ogni nuova impresa del Governo è che «non è né di destra né di sinistra», frase che ormai si usa per giustificare di tutto. Il rischio è che si finisca per dirlo, in un tempo non lontano, nell’invocare la pena di morte. «Dovremmo fermarci solo per il rischio che gli elettori non capiscano?», si domanda Franco Bassanini, della premiata ditta Bassanini-Calderoli, da non confondere con la premiata ditta Amato-Alemanno.
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Vale la pena di notare quel “solo”. Se gli elettori si ostinano a non capire è chiaro che sono ottusi, privi di visione politica e che nella nostra futura maggioranza non li vogliamo. Però la domanda (formulata da Bassanini nel suo articolo-risposta sull’Unità del 15 agosto) tradisce un certo fastidio e anche un po’ di disprezzo verso lo scrivente («devo una spiegazione ai nostri lettori ben più che a lui») a proposito di un mio articolo in cui chiedevo ragione ai due professori, finora identificati in prima fila con il centro sinistra, per la loro improvvisa corsa (che non si è mai verificata nell’altro senso) verso un sindaco e un ministro di una destra davvero poco moderata.
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Infatti è la stesa destra che costringe alle impronte digitali i bambini rom, che vuole acciuffare chi fruga nei cassonetti e sbatte sul pavimento di una cella di sicurezza una ragazza sporca di terra, definita prostituta illegale, evidentemente trascinata a forza per le strade di Parma fino al luogo in cui è stata fotografata, una cella che - si intende - «non è né di destra né di sinistra, come le pere, le mele, le banane» (cito da Bassanini, che avrebbe dovuto aggiungere bambini rom e illegali arrestati in flagranza).
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Ma torniamo alla domanda di Bassanini: «Può un grande partito democratico, come vorrebbe Colombo, rifiutarsi di partecipare costruttivamente alla sfida della modernizzazione e delle riforme solo per il rischio che i suoi elettori non capiscano? Non si tratta piuttosto di aiutare i nostri elettori a uscire da una visione rozza e selvaggia della democrazia dell’alternanza?».
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Il messaggio è chiaro, come quelli che da bambini scrivevamo sulla lavagna se il maestro usciva un momento di classe. Ricordate? «Asino chi legge». Qui c’è una lieve modifica: “asino chi legge l’appello” - che era accorato, rispettoso, amichevole - di questo giornale ad Amato e Bassanini.
Asino chi non ha letto per tempo le autorevoli interviste dei due ai maggiori giornali nazionali (certe cose mica si vanno a dire all’Unità!) in cui già tutto era già stato spiegato. Asino - ti dicono - è chi ci fa perdere tempo. Noi abbiamo da fare, non possiamo far aspettare statisti come Calderoli “che avrà anche detto cose deliranti e razziste. Ma il 14 luglio si è presentato al seminario delle quindici Fondazioni dichiarandosi d’accordo al novantanove per cento”. Dio mio, un evento storico a cui non avevamo fatto caso.
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Non possiamo irritare la croce celtica (che, supponiamo, “non è né di destra né di sinistra”) di Alemanno, non possiamo scadere «a una visione rozza e selvaggia della democrazia dell’alternanza». Il vecchio senatore Kennedy, che un mese fa si è presentato nell’Aula del Senato americano con la testa fasciata (aveva appena sostenuto una operazione gravissima) perché non mancasse il voto risolutivo contro il Presidente Bush e contro i Repubblicani, è servito. Non ha capito che salvare o abrogare una legge di assistenza sanitaria per i bambini poveri d’America (che ovviamente non sono né di destra né di sinistra) è alternanza rozza e selvaggia da evitare come la peste. Molto più civile abbandonare una simile sterile “politica estiva, partitica e faziosa”, e dedicarsi al lavoro di una Fondazione, dove le buone idee sono un patrimonio comune della destra e della sinistra.
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Altrimenti? «Altrimenti offriamo pretesti per decisioni a colpi di maggioranza». L’argomento è destinato a restare, almeno come nota a pie’ di pagina, nei maggiori testi di politologia. È fatto di tre passaggi, tutti e tre cari a Bassanini. Il primo è: «Possiamo sottrarci al dovere di dare, ciascuno di noi, il nostro contributo a soluzioni solo perché fatte proprie e realizzate da governi di destra legittimati dal voto della maggioranza degli italiani?». Traduzione: la maggioranza è tutti noi. E anche: Bonaiuti e Letta sono ormai inutili per Berlusconi.
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Il secondo passaggio: «Le riforme costituzionali ed elettorali imposte a colpi di maggioranza sono il frutto avvelenato di bipolarismo selvaggio». Traduzione: collaborare sempre. Tanto, chi ha la maggioranza vince comunque. Ma almeno nel prossimo “Porcellum” ci saremo anche noi. Terzo passaggio: gli elettori smettano di essere “rozzi e selvaggi” e di infastidire con una cosa chiamata “opposizione”. Basterà aggiungere, tra poco, che «la maggioranza, legittimata dal voto degli italiani» non è né di destra né di sinistra. Tanto è vero che il suo simbolo è il dito medio levato in alto ad indicare la strada «dell’interesse del Paese. Delle donne e degli uomini che lo abitano, e delle generazioni future». Bassanini ne è certo. Data la sua storia, dispiace.
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Ora domandiamoci perché questa piccola sequenza di fatti e parole locali ci tenga inchiodati all’Italia, Paese divenuto così irrilevante che il nostro ministro degli Esteri decide di rimanere in vacanza alle Maldive mentre tutti gli altri ministri degli Esteri d’Europa si riuniscono d’urgenza perché è scoppiata una guerra.
La risposta la troviamo in un editoriale del Boston Globe del 13 agosto: «Quest’uomo sfuggito alla giustizia merita attenzione non solo perché è talmente ricco o perché è celebre nel mondo. Merita attenzione perché è un magnate dei media che ha dato origine a una democrazia finta e pilotata, una democrazia che preserva le apparenze di sovranità popolare ma ne svuota la sostanza. La sua è una popolarità comprata. Ha comprato o intimidito tutti i media. Ha lanciato grandi operazioni di sicurezza senza toccare il crimine organizzato. Si sottrae ai processi che lo accusano di avere corrotto col suo potere e col suo denaro. Le affermazioni di persecuzione giudiziaria con cui lui si difende non devono essere credute. Sono palesemente pretesti politici. Solo un processo legale, completo e trasparente, potrà portare a conclusione questo clamoroso stato di illegalità. Il suo Paese dovrà liberarsi dalla condizione malata di essere governato da un uomo solo che controlla tutti i media con la sua ricchezza».
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Questo editoriale, riprodotto il 14 agosto dallo “International Herald Tribune” è stato tradotto con tutta l’accuratezza possibile, evitando però di citare il nome del politico accusato. Quel nome, purtroppo, non è Berlusconi. È Thaksin Shinawatra, detto il Berlusconi asiatico, ex primo ministro e padrone della Thailandia, ora scappato a Londra perché gli è mancata la furbizia di farsi approvare un Lodo Alfano e deve sfuggire ai processi che, dice lui, lo perseguitano.
Ma la coincidenza di identikit, tra Berlusconi e Thaksin, è perfetta, riga per riga, accusa per accusa, processo per processo. E dimostra con chiarezza che cosa pensa di noi, restati soli dopo la fuga di Thaksin inseguito dai processi, noi che siamo governati da Berlusconi, l’opinione del mondo libero.
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Ma - dirà qualche lettore - il settimanale politico americano Newsweek gli ha appena dedicato un articolo d’elogio a firma Jacopo Bigazzi. Se cercate in Rete, troverete che Jacopo Bigazzi è l’autore di un trattato sulle fratture del cranio pubblicato a Bologna nel 1518. Troverete anche... Ma è bene non guastare il divertimento degli investigatori virtuali. Forse Amato e Bassanini lo incontreranno nelle Commissioni dove lavorano per il bene di tutti noi e di coloro - bipolari non rozzi e selvaggi - che verranno dopo di noi. E scopriranno che il medico bolognese che nel 1518 studia le fratture dei crani e nel 2008 loda per una pagina intera Berlusconi, non è né di destra né di sinistra. È solo un miracolo fra i tanti del nostro padrone.
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Piccoli episodi tristi segnano le giornate italiane nei giorni d’agosto. Per esempio la Sala stampa vaticana che, del tutto indifferente ai bambini rom e alla ragazza sporca di terra buttata sul pavimento nella cella del sindaco-sceriffo, assicura tutto il sostegno della Santa Sede al cristianissimo regno di Berlusconi-Bossi-Alemanno.
Per esempio Borghezio che - commentando una vittoria olimpica - esalta la superiorità della razza padana, e fa irruzione in una chiesa di Genova per giurare la sua eterna lotta all’islamismo. Conferma, dunque il gesto dello statista Calderoli che - mostrando la maglietta offensiva per gli islamici in televisione - aveva provocato diciassette morti in una rivolta anti-italiana in Libia un paio di anni fa. Ma siamo nel gruppo del dito medio di Bossi, che piace sia al Vaticano sia ai partecipanti né di destra né di sinistra della grande impresa di modernizzazione del Paese.Per esempio Gianni Letta, autorevole sottosegretario e alter ego di Berlusconi, prende l’iniziativa di regime di farsi trovare dalle troupe televisive in un giorno di agosto per dire “grazie” ai nostri soldati. Grazie per che cosa, se li ha mandati lui? Evidentemente per avere fatto buona guardia, con sprezzo del pericolo, e una buona dose di noia, in pieno Ferragosto, al Duomo di Milano. Tremila soldati, per presidiare lo stato di emergenza proclamato dal quartier generale della Lega Nord di Ponte di Legno. Se la guerra in Georgia richiedesse una forza europea di interposizione, il ministro La Russa ha già detto: «Al massimo potrei mandare un migliaio di uomini. Non ne ho altri». Gli altri servono alla difesa della Padania. Forse, sottovoce e defilato dalle telecamere, Gianni Letta avrà chiesto scusa ai nostri soldati per averli mandati, come in Cile, a fare i poliziotti. E avrà chiesto scusa ai poliziotti per aver tagliato stipendio, auto, straordinari e benzina.
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Molto in questo Paese, in questo brutto momento della nostra Storia, è crudele, molto è inventato, molto è pura apparenza (vedi i rifiuti di Napoli) che nessuno - per non irritare Bonaiuti - si prende la briga di controllare. Molto è del tutto sprecato e inutile, benché vivamente celebrato dai migliori commentatori e da tutti i telegiornali. Molto è gretto e volgare e cattivo, come non era mai accaduto in Italia, benché spalleggiato dal Vaticano.Ma, a parte il danno, a parte il dolore di molti e l’umiliazione di coloro che non si rassegnano, niente è rilevante o conta o contribuisce alla Storia del mondo.
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Purtroppo, finora, neppure l’opposizione.
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14 agosto 2008

Youtubers battono cassa a Berlusconi

Da L'Unità.it

Mediaset fa causa a Youtube per violazione dei diritti d'autore sui suoi programmi postati sul sito di condivisione più visto al mondo e chiede 550 milioni di risarcimento danni per aver perso telespettatori.
La notizia non ha fatto molto scalpore se non tra gli utenti della rete che proprio non ci stanno a questo colpo basso.
Così oltre una trentina di video di protesta dei quali alcuni visti da decine di migliaia di persone, sono stati postati su youtube in risposta alla causa di Mediaset e proprio contro il gruppo si scatenato gli youtubiani.

La tesi del capostipite di tutti i filmati contro il risarcimento - Byoblu - è che tutte le tv e i giornali regolarmente senza permesso trasmettono filmati presi da youtube.
«Il Tg5 e Il Corriere, tanto per fare un paio di esempi - dice Byoblu nel video «Un ruggito per youtube», visto in una settimana oltre 56.800 volte e che ha raccolto oltre 500 messaggi - prendono un filmato da youtube, lo trasformano in una macchina mangia soldi e nessuno gli dice niente.
Ma se tu, prendi un pezzetto di una frase di Mentana, che fa cultura e influisce sull'opinione pubblica e la usi per argomentare una tua tesi, il sale della democrazia (...) sei un delinquente, incorri nel reato di violazione di copyright, mi pare tristemente buffo».

Ma a correre sul sito di broadcast è la paura di una possibile censura di Youtube. C'è chi dice no usando da sottofondo musicale Vasco Rossi, chi risponde «You tube forever e Mediaset vergogna» e chi, come freedomanddemocracy fa un vero e proprio editoriale "letto" da oltre 35.400 youtubers e commentato 450 volte, per spiegare come stanno le cose.

È un italiano residente negli USA che si rivolge direttamente a Berlusconi chiedendogli di pagare gli youtubers per i filmati utilizzati sui canali di Mediaset e aggiunge: «Attaccare youtube è l'errore più grande che potessi fare. Viacom in America ne sta pagando le conseguenze enormemente. Sappi che devi stare molto attento, perchè adesso con i telefonini con le videocamere, qualunque cosa dici, qualunque cosa fai, vieni colto in fallo. Nascondere sottobanco non funziona più».

Ma c'è anche chi passa al contrattacco, come telecarovip che esorta tutti gli utenti a cancellare i video di Mediaset che hanno in memoria, «così internet sarà migliore».


Per leggere l'articolo completo: http://www.unita.it/view.asp?idContent=78012

Puoi trovare una buona parte di video sul tema sui nostri preferiti: http://www.youtube.com/user/circoloRimini6

2 agosto 2008

2 agosto 1980


13 luglio 2008

Salva l'Italia!


Salva l'Italia: al via la campagna su petizione PD


“Salva l'Italia!”. S'intitola così la petizione che il Partito Democratico ha promosso e che partirà dal fine settimana per concludersi il 25 ottobre, in occasione della manifestazione nazionale indetta dal partito.
La petizione ha al centro due questioni: la difesa delle regole democratiche contro le forzature e le leggi sbagliate del governo; la lotta per far ripartire l'Italia, cominciando da stipendi e pensioni.
Tra i primi firmatari, giuristi come Barbera, Mancina, Elia, economisti e protagonisti del mondo del lavoro come Ruffolo, Sangalli, Colaninno, Messori, Ichino, Baretta, Musi.
“Salvare l'Italia, non il premier” è il titolo della parte istituzionale in cui si indicano problemi e provvedimenti presi a difesa degli interessi privati del presidente del Consiglio e non certo per aumentare la sicurezza.
La maggioranza, che ha puntato in campagna elettorale sul tema della sicurezza, oggi taglia drasticamente fondi e uomini e gioca tutto su provvedimenti demagogici e sbagliati, come la raccolta delle impronte dei bambini rom o il reato di immigrazione clandestina.
Leggi ad personam e un sostanziale “azzeramento” del dibattito parlamentare su una manovra economica improvvisata: questa la miscela avvelenata proposta dal governo e che la petizione vuole battere e fermare. Così sul versante dell'emergenza sociale la petizione sottolinea l'incapacità del governo di affrontare i problemi della crisi economica, dell'impoverimento e del reddito di chi vive di salari e pensioni e non arriva più alla fine del mese. Una situazione che il governo ignora, mentre le promesse elettorali vengono clamorosamente smentite. Le tasse, che si diceva di voler abbassare al 40 per cento, cresceranno e resteranno per tutta la legislatura al 42,9%. Mentre per i redditi bassi si inventa la “carta” per fare la spesa, finanziata soltanto per il 2008 e con 200 milioni, ovvero due euro al mese per ciascun anziano con pensione inferiore ai mille euro al mese.
E non basta: il governo reintroduce i ticket sulla sanità e taglia gli investimenti per le opere pubbliche e le spese per garantire servizi essenziali alla crescita, come la scuola dove si perderanno 150 mila posti di lavoro, con classi più affollate e studenti meno seguiti.
(Dal sito ufficiale del Partito Democratico)