21 dicembre 2009

Verso la conferenza programmatica



Mercoledì 23 Dicembre 2009 ore 21
Sala del Buonarrivo - Corso d'Augusto 231 / Rimini


Verso la Conferenza Programmatica PD Rimini 2010
Avvio del Gruppo di Lavoro: DIRITTI & LIBERTA'


Imposteremo e organizzeremo assieme il percorso di lavoro verso la conferenza programmatica del PD riminese per le tematiche:

LIBERTÀ COME Multicultura
LIBERTÀ COME Estensione dei diritti
LIBERTÀ COME Partecipazione


Partiamo da noi, partiamo da qui. Guardiamo avanti e "alziamo l’asticella".
Per rompere gli schemi e le catene. Per affermare la visione di una società che nei fatti è già una realtà multiculturale, che vuole partecipare e che deve aprirsi. Consapevoli che la felicità è un diritto e non può restare solo di una parte. 
Altrimenti si chiama privilegio.


 

PASSATE L'INVITO A TUTTI QUELLI CHE CONOSCETE E CHE SONO INTERESSATI,
PIU' SIAMO AD AFFERMARE QUESTO FUTURO, E PIU' FACILE SARA' ROMPERE LA BRECCIA.

Per info chiama
Giovanna: 347 3720512
Roberto 335 5617903



26 ottobre 2009

Voglia di credere




In fila ai seggi all'una di ieri Pietro, 16 anni, timido e sorridente: «È la prima volta, sì». E come ti senti a votare? Importante, responsabile, grande? «No, veramente. Libero. Mi sento libero». Una signora anziana, con la borsa della spesa, si volta e lo bacia. «Bravo piccolo. Che bravo, è proprio così. Sapessi quanto è costata e quanto costa questa libertà, tienila di conto».

Lo so, lo so. Li vedo i cinici del privato tornaconto ridacchiare della storiella edificante, i cani al guinzaglio del padrone - quelli che prendono mezze frasi e le ribaltano poi ci scrivono sopra senza vergogna la loro quotidiana marchetta garanzia di stipendio - abbaiare alla morale facile.
Però non me ne importa niente, abbiate pazienza, di quel che diranno.
Ve la racconto perché è stato un momento bellissimo, di quelli che ripagano della stanchezza e dell'amarezza dei giorni e la cancellano, è stato commovente e la politica si fa anche così: con la forza di chi arriva adesso e ci crede.

Tre milioni di persone sono un numero straordinario. In assoluto, eccezionale di questi tempi. Sono un numero fatto da centinaia di migliaia di individui che nonostante tutto sono ancora lì a dire: eccoci, non ci importa niente delle vostre beghe delle risse dei vostri errori, dello squallore di certe vostre miserie. Fate valere la politica, daccapo. Prendete i nostri voti, il nostro tempo, le nostre mattine di domenica regalate ad un'idea che non muore: l'idea che il Paese siamo noi, e voi a rappresentarci. Adesso datevi da fare. Davvero, provateci.

Pierluigi Bersani alle dieci è mezza di sera ha annunciato di aver vinto: «Siamo sopra il 50 per cento», ha detto il suo comitato elettorale. Dario Franceschini gli ha telefonato per rallegrarsi. Ignazio Marino ha levato i calici insieme ai suoi per il risultato straordinario ottenuto col voto degli elettori: quasi il triplo di quello ottenuto tra gli iscritti.
Ha vinto il Pd. Ha vinto chi ha votato, chi è stato eletto e chi è stato sconfitto. Hanno vinto tutti.

Ciascuno ha portato del suo nella contesa: le sue idee, le sue proposte, la sua forza. Sono sicura che le analisi, stamani, diranno che Marino ha tolto voti a Franceschini e che dunque era chiaro, faceva il gioco di Bersani. Che Franceschini ha scontato la fronda cattolica - il tiepido Rutelli, l'indigesta Binetti - oltre all'attivismo di Casini che fa sperare gli ex Dc più moderati in una rinascita del Centro, tentativo numero 107. Che Bersani è la riscossa del partito quello vero, e che adesso torna in campo D'Alema lo stratega.
Non è difficile scrivere analisi così.
Più difficile, credo, è dire che un'opposizione che voglia farsi forza di governo ha bisogno di uomini come Bersani, Franceschini e Marino. Insieme.
Più difficile è dire che hanno giovato tutti alla causa, e ringraziarli.

Io non ho più voglia di rese dei conti interne, di guerriglie di corrente. Milioni di italiani neppure, credo. Ho voglia e bisogno di riconoscere a Bersani un grande merito e di affidargli un grande compito, di chiedere a Franceschini e a Marino di sostenerlo, e di sperare tutti insieme in un futuro prossimo che ci liberi di questo incubo, che dia speranza al Paese, che ci faccia tornare quello che eravamo: una grande democrazia, un esempio per il mondo. Liberi.

Dall'Unità del 26 ottobre 2009, editoriale di Concita De Gregorio

21 ottobre 2009

Primarie per il segretario del Partito Democratico: 25 ottobre 2009






Perché si vota


Domenica 25 ottobre 2009 gli elettori del Partito Democratico sono chiamati a decidere, con il proprio voto – personale e segreto – la composizione dei gruppi dirigenti del Partito Democratico e a scegliere, in questo modo, l’indirizzo politico del Partito. Si tratta di un avvenimento fondamentale nel percorso intrapreso dal PD per rifondare e innovare la politica, e per costruire l’alternativa vincente alla destra e al berusconismo, per ridare fiducia e futuro all’Italia.



Chi si elegge

Si vota per eleggere:

• il Segretario nazionale del Partito Democratico;

• gli 84 rappresentanti dell’Emilia-Romagna nell’Assemblea Nazionale del Partito Democratico;

• il Segretario regionale del Partito Democratico in Emilia-Romagna;

• i 268 componenti dell’Assemblea Regionale del Partito Democratico dell’Emilia-Romagna.



Come si vota

Domenica 25 ottobre 2009 si vota dalle ore 7.00 alle ore 20.00.


Puoi votare se hai almeno 16 anni e sei: cittadino italiano, cittadino europeo con residenza in Italia, o cittadino di un altro paese con permesso di soggiorno in Italia. 


Per votare basta un documento d’identità e la tessera elettorale. Per i minorenni e i cittadini stranieri serve solo il documento.


Gli studenti universitari e i lavoratori fuori sede, anche extracomunitari con permesso di soggiorno, possono votare nella città dove studiano o dove lavorano. Tale decisione deve essere comunicata alla sede provinciale del Partito Democratico del luogo in cui si studia o si lavora entro le 19 del 23 ottobre. Puoi trovare l’indirizzo su www.partitodemocratico.it


Le schede sono due: una di colore azzurro per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Nazionale, un’altra di colore rosa per l’elezione del Segretario e dell’Assemblea Regionale.

Sceglierai il tuo Segretario tracciando un unico segno su una delle liste dei candidati ad esso collegati.


E non dimenticare di versare un contributo minimo di 2 euro per aiutarci a sostenere l’iniziativa. Al momento del voto riceverai la molletta “Ci tengo”, simbolo di queste primarie.



CLICCA QUI PER SAPERE DOVE SI VOTA A RIMINI

25 settembre 2009

Primarie

Dopo questo periodo di stanca e attesa, spero che nel Partito torni l’unità e la politica delle proposte, per riconquistare la fiducia dei cittadini e la credibilità di un partito dinamico che aspira a diventare forza di governo.


Chiunque vinca le Primarie e sia chiamato a dirigere il Partito deve avere l’incondizionato appoggio di tutti i tesserati di base e dei dirigenti.


Diversamente, se continueranno i vari distinguo, non avremo mai dalla nostra parte i cittadini che si sono allontanati dalla politica, per i continui litigi e spinte demagogiche. Senza la loro fiducia saremmo sicuramente votati al fallimento.


Alla nascita, in questo Circolo, del Partito Democratico, avevo condizionato la mia appartenenza a due principi, per me uomo della sinistra, irrinunciabili. L’adesione, o l’alleanza, al Partito Socialista Europeo e la laicità del Partito Democratico.


Essere un partito laico, non significa lotta alle religioni.


Ma le proposte che scaturiranno dai dirigenti e iscritti del nostro Partito, in merito a leggi e interventi vari, dovranno essere rispettose dell’articolo 3 della nostra Costituzione, che garantisce la parità fra tutti i cittadini.


Il dialogo e il rispetto dovranno essere la nostra forza.


Le scelte dei candidati e le alleanze elettorali, dovranno essere le più trasparenti e condivise. Nessuna ombra dovrà oscurare le candidature, se vogliamo essere un partito diverso, un partito che lotta per la conquista della direzione del Paese.


Un partito onesto che può sventolare la bandiera della moralità.


Ariodante Schiavoncini, partigiano


13 settembre 2009

Sapere è libertà



"Considero la manifestazione per la libertà di stampa una delle più importanti ed essenziali di questi anni; una manifestazione che interpreta un sentimento collettivo, l'urgenza di tanta gente che vuole dare un segno forte in un momento in cui in questo paese la libertà di stampa è a rischio.

La libertà di stampa non riguarda solo l'informazione. In tutte le democrazie libertà di stampa vuol dire soprattutto approfondimento e confronto; confronto di posizioni e idee diverse in modo che chi legge o ascolta i telegiornali possa farsi autonomamente una sua opinione.

Da noi invece stiamo assistendo alla oppressione di questo confronto da parte di un potere sempre più arrogante che vuole zittire le voci a lui invise. È orrenda, è tecnica da terrorismo questa mania di querelare e denunciare chiedendo per di più milioni di risarcimento quando si vuole mettere a tacere i giornali non amici. Come lo è l'ossessione di chiamare "diffamazioni", le notizie: nessun politico o governante di un paese straniero si permetterebbe di aggredire la stampa, i giudici, gli intellettuali come succede in Italia. Qui si arriva a usare il bastone, a frugare nel fondo della vita delle persone per, screditandole, metterle a tacere. Per non parlare dell'informazione televisiva dove se guardi i telegiornali in Rai o i nelle reti private e non trovi le notizie, o se proprio proprio sono costretti a dirle le ascolti capovolte come è avvenuta su tutta la vicenda delle ragazze di Bari.

Sono preoccupato. Con Franca Rame ne abbiamo viste di tutti i colori in 60 anni di satira, ma mai un potere così subdolo nel voler mettere in ginocchio i giornali che vogliono capire, approfondire, tenere alta l'allerta, arrivando perfino a invitare gli industriali a non dare la pubblicità ai giornali che parlano male del premier. All'estero questo è reato. Non lasciamo che in Italia diventi la regola.

Ecco perché è importante manifestare per la libertà di stampa il 19 settembre".

Dario Fo

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26 agosto 2009

Ciao Enzo...omaggio a Baldoni

Enzo Baldoni (Città di Castello, 8 ottobre 1948 – Iraq, 26 agosto 2004) è stato un pubblicitario e giornalista italiano.

In Iraq come giornalista freelance, venne rapito presso Najaf il 21 agosto 2004 dall'Esercito islamico dell'Iraq, una sedicente organizzazione fondamentalista musulmana che taluno ha ritenuto genericamente legata ad Al-Qaeda. Dopo un ultimatum all'Italia per il suo ritiro di tutte le truppe entro 48 ore, venne ucciso: la data esatta ed il luogo per ora non sono certi.

Nel luglio 2005 la Croce Rossa entrò in possesso di un frammento di osso che si pensò potesse appartenere al corpo di Baldoni; questa ipotesi è stata confermata il mese successivo con i risultati delle analisi del DNA eseguite dal Reparto Investigazioni Scientifiche (RIS) dei Carabinieri.

In ogni caso, a cinque anni dal suo assassinio, i resti del cadavere di Baldoni non sono ancora stati riportati in Italia, né recuperati.

25 luglio 2009

Idee a confronto



LE QUATTRO MOZIONI



Sono state presentate quattro mozioni congressuali congiuntamente alle candidature alla segreteria nazionale. Vi invitiamo a leggerle e a discuterle su Pdnetwork

Questo elenco deve essere ancora ufficializzato dal Comitato per il congresso.

Nell’ordine sono state presentate le seguenti candidature: Pier Luigi Bersani con duemila firme, Dario Franceschini con duemila firme, Ignazio Marino con duemila firme e
Amerigo Rutigliano con 1.542 firme.

Come prevede il regolamento, la Commissione nazionale per il congresso procederà alla verifica delle firme richieste, tra 1.500 e duemila iscritti, e di tutti i requisiti previsti. A conclusione di questa verifica, la
Commissione procederà all’ammissione dei candidati all’elezione del 25 ottobre.

La segreteria della Commissione non ha potuto accogliere la domanda di Raffaele Calabretta in quanto sprovvisto delle firme e dei requisiti richiesti.

Riportiamo di seguito i documenti:

Testo della mozione di Pierluigi Bersani

Testo della mozione di Dario Franceschini

Testo della mozione di Ignazio Marino

Testo della mozione di Amerigo Rutigliano

(Da www.partitodemocratico.it)

18 giugno 2009

Stefano Vitali PRESIDENTE



Caro Amico/a,

Domenica 21 e Lunedì 22 giugno si svolgerà il ballottaggio per eleggere il prossimo Presidente della Provincia di Rimini.

Come ben sai, il Partito Democratico sostiene Stefano Vitali.

Siamo stati vicini alla vittoria al primo turno. Ora non dobbiamo mollare. Tutti dobbiamo sentirci responsabilizzati, il primo obiettivo è mantenere e migliorare il Buon Governo della Provincia. Abbiamo vinto 13 Comuni al primo turno, ora è necessario completare l’opera.

Vincere negli Enti Locali, senza avere un governo provinciale che coordini, organizzi le sinergie possibili, rischia di essere fortemente penalizzante per tutto il territorio.

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Vota e fai votare Stefano Vitali.

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Le operazioni di voto si svolgeranno:

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Domenica 21 giugno dalle 08.00 alle 22.00 e Lunedì 22 giugno dalle 07.00 alle 15.00.

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Uno dei principi cardine del PD è la partecipazione alle scelte politiche e amministrative, ti chiedo, quindi, il massimo impegno, e responsabilità politica.

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Un saluto e un abbraccio.

Dervys Bronzetti

Segretario del Circolo Ina Casa/Borgo Mazzini

9 giugno 2009

11 aprile 2009

Il nostro welfare

'IL NOSTRO WELFARE'

Sostegno sociale e investimenti nella salute


Mercoledì 15 Aprile
ore 21.00

presso la Sala Quartiere 4
via De Warthema 26
Rimini

Interverranno:

Stefano Vitali - Candidato alla Presidenza della Provincia di Rimini
Maurizio Grossi - Presidente Ordine dei Medici provincia di Rimini
Roberto Piva - Consigliere Regionale PD - Presidente della Commissione 'Politiche per la salute'


Moderatori:
Dervys Bronzetti - Segretario Circolo PD Ina Casa - Borgo Mazzini
Emma Petitti - Segretario Circolo PD Quartiere 6

2 febbraio 2009

Il Partito Democratico vuole governare la Provincia




Mercoledì 04 Febbraio ore 21.00

presso la sala riunioni sotto il Bar Zeta in via Del Volontario

Il tema della serata sarà:

Il Partito Democratico vuole governare la Provincia

Ci aiuteranno nella discussione:


• Buonadonna Luigi Segretario Comunale PD
• Guidetti Raffaella Consigliere Provinciale PD
• Zoffoli Giovanna Consigliere Provinciale PD

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29 gennaio 2009

UN PARTITO DEMOCRATICO E' POSSIBILE




SABATO 31 GENNAIO 2009 - ORE 17,30
SALA "Spazio duoMo" - VIA GIOVANNI XXIII, 8 - RIMINI

Il circolo PD di San Giuliano / Rimini ti invita a

UN PARTITO DEMOCRATICO E’ POSSIBILE
Dalle Primarie alle Riforme

PD - lavori incorso. Sono le parole chiave di chi, come il circolo di San Giuliano, pensa che ancora tanto ci sia da costruire nel nostro PD.
Partecipazione, primarie e spazi per scelte condivise animano la nostra idea di un modo di fare politica aperto alla società e alla cultura delle idee in circolo.

Su questi temi ci confronteremo assieme a
GIANFRANCO PASQUINO

con la presentazione della nuova pubblicazione:
"Le primarie comunali in Italia"
(a cura di G. Pasquino, F. Venturino - Il Mulino, 2009)

Circolo PD San Giuliano / Rimini
Partecipare è Migliorare
http://pdsangiuliano.blogspot.com/

20 gennaio 2009

Il discorso di Obama




Concittadini!

Oggi mi trovo di fronte a voi, umile per il compito che ci aspetta, grato per la fiducia che mi avete accordato, cosciente dei sacrifici compiuti dai nostri avi. Ringrazio il presidente Bush per il servizio reso alla nostra nazione, e per la generosità e la cooperazione che ha mostrato durante questa transizione.

Quarantaquattro americani hanno pronunciato il giuramento presidenziale. Queste parole sono risuonate in tempi di alte maree di prosperità e di calme acque di pace. Ma spesso il giuramento è stato pronunciato nel mezzo di nubi tempestose e di uragani violenti. In quei momenti, l'America è andata avanti non solo grazie alla bravura o alla capacità visionaria di coloro che ricoprivano gli incarichi più alti, ma grazie al fatto che Noi, il Popolo, siamo rimasti fedeli agli ideali dei nostri antenati e alle nostre carte fondamentali.

Così è stato finora. Così deve essere per questa generazione di americani.

E' ormai ben chiaro che ci troviamo nel mezzo di una crisi. La nostra nazione è in guerra contro una rete di violenza e di odio che arriva lontano. La nostra economia si è fortemente indebolita, conseguenza della grettezza e dell'irresponsabilità di alcuni, ma anche della nostra collettiva incapacità di compiere scelte difficili e preparare la nostra nazione per una nuova era. C'è chi ha perso la casa. Sono stati cancellati posti di lavoro. Imprese sono sparite. Il nostro servizio sanitario è troppo costoso. Le nostre scuole perdono troppi giovani. E ogni giorno porta nuove prove del fatto che il modo in cui usiamo le risorse energetiche rafforza i nostri avversari e minaccia il nostro pianeta.

Questo sono gli indicatori della crisi, soggetti ad analisi statistiche e dati. Meno misurabile ma non profonda invece è la perdita di fiducia che attraversa la nostra terra - un timore fastidioso che il declino americano sia inevitabile e la prossima generazione dovrà avere aspettative più basse.

Oggi vi dico che le sfide che abbiamo di fronte sono reali. Sono serie e sono numerose. Affrontarle non sarà cosa facile né rapido. Ma America, sappilo: le affronteremo.

Oggi siamo riuniti qui perché abbiamo scelto la speranza rispetto alla paura, l'unità degli intenti rispetto al conflitto e alla discordia.

Oggi, siamo qui per proclamare la fine delle recriminazioni meschine e delle false promesse, dei dogmi stanchi, che troppo a lungo hanno strangolato la nostra politica.

Siamo ancora una nazione giovane, ma - per dirla con le parole della Scrittura - è arrivato il momento di mettere da parte gli infantilismi. E' venuto il momento di riaffermare il nostro spirito tenace, di scegliere la nostra storia migliore, di portare avanti quel dono prezioso, l'idea nobile, passata di generazione in generazione: la promessa divina che tutti siamo uguali, tutti siamo liberi e tutti meritiamo una possibilità di perseguire la felicità in tutta la sua pienezza.

Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione, ci rendiamo conto che la grandezza non è mai scontata. Bisogna guadagnarsela. Il nostro viaggio non è mai stato fatto di scorciatoie, non ci siamo mai accontentati. Non è mai stato un sentiero per incerti, per quelli che preferiscono il divertimento al lavoro, o che cercano solo i piaceri dei ricchi e la fama.

Sono stati invece coloro che hanno saputo osare, che hanno agito, coloro che hanno creato cose - alcuni celebrati, ma più spesso uomini e donne rimasti oscuri nel loro lavoro, che hanno portato avanti il lungo, accidentato cammino verso la prosperità e la libertà.

Per noi, hanno messo in valigia quel poco che possedevano e hanno attraversato gli oceani in cerca di una nuova vita.

Per noi, hanno faticato in aziende che li sfruttavano e si sono stabiliti nell'Ovest. Hanno sopportato la frusta e arato la terra dura.

Per noi, hanno combattuto e sono morti, in posti come Concord e Gettysburg; in Normandia e a Khe Sahn.

Questi uomini e donne hanno lottato e si sono sacrificati e hanno lavorato finché le loro mani sono diventate ruvide per permettere a noi di vivere una vita migliore. Hanno visto nell'America qualcosa di più grande che una somma delle nostre ambizioni individuali; più grande di tutte le differenze di nascita, censo o fazione.

Questo è il viaggio che continuiamo oggi. Rimaniamo la nazione più prospera, più potente della Terra. I nostri lavoratori non sono meno produttivi rispetto a quando è cominciata la crisi. Le nostre menti non sono meno inventive, i nostri beni e servizi non meno necessari di quanto lo fossero la settimana scorsa, o il mese scorso o l'anno scorso. Le nostre capacità rimangono inalterate. Ma è di certo passato il tempo dell'immobilismo, della protezione di interessi ristretti e del rinvio di decisioni spiacevoli. A partire da oggi, dobbiamo rialzarci, toglierci di dosso la polvere, e ricominciare il lavoro della ricostruzione dell'America.

Perché ovunque volgiamo lo sguardo, c'è lavoro da fare. Lo stato dell'economia richiede un'azione, forte e rapida, e noi agiremo - non solo per creare nuovi posti di lavoro, ma per gettare le nuova fondamenta della crescita.

Costruiremo le strade e i ponti, le reti elettriche e le linee digitali che alimentano i nostri commerci e ci legano gli uni agli altri. Restituiremo alla scienza il suo giusto posto e maneggeremo le meraviglie della tecnologie in modo da risollevare la qualità dell'assistenza sanitaria e abbassarne i costi.

Imbriglieremo il sole e i venti e il suolo per alimentare le nostre auto e mandare avanti le nostre fabbriche. E trasformeremo le nostre scuole, i college e le università per venire incontro alle esigenze dei tempi nuovi. Possiamo farcela. E lo faremo.

Ora, ci sono alcuni che contestano le dimensioni delle nostre ambizioni - pensando che il nostro sistema non può tollerare troppi grandi piani. Hanno corta memoria. Perché dimenticano quel che questo paese ha già fatto. Quel che uomini e donne possono ottenere quando l'immaginazione si unisce alla volontà comune, e la necessità al coraggio.

Quel che i cinici non riescono a capire è che il terreno gli è scivolato sotto i piedi. Gli argomenti politici stantii che ci hanno consumato tanto a lungo non sono più applicabili. La domanda che formuliamo oggi non è se il nostro governo sia troppo grande o troppo piccolo, ma se funzioni o meno - se aiuti le famiglie a trovare un lavoro decentemente pagato, cure che si possano permettere, una pensione degna. Laddove la risposta sia positiva, noi intendiamo andare avanti. Dove sia negativa, metteremo fine a quelle politiche. E coloro che gestiscono i soldi della collettività saranno chiamati a risponderne, affinché spendano in modo saggio, riformino le cattive abitudini, e facciano i loro affari alla luce del sole - perché solo allora potremo restaurare la vitale fiducia tra il popolo e il suo governo.

La questione di fronte a noi non è se il mercato sia una forza del bene o del male. Il suo potere di generare benessere ed espandere la libertà è rimasto intatto. Ma la crisi ci ricorda che senza un occhio rigoroso, il mercato può andare fuori controllo e la nazione non può prosperare a lungo quando il mercato favorisce solo i già ricchi. Il successo della nostra economia è sempre dipeso sono solo dalle dimensioni del nostro Pil, ma dall'ampiezza della nostra prosperità, dalla nostra capacità di estendere le opportunità per tutti coloro che abbiano volontà - non per fare beneficenza ma perché è la strada più sicura per il nostro bene comune.

Quanto alla nostra difesa comune, noi respingiamo come falsa la scelta tra sicurezza e ideali. I nostri Padri Fondatori, messi di fronte a pericoli che noi a mala pena riusciamo a immaginare, hanno stilato una carta che garantisca l'autorità della legge e i diritti dell'individuo, una carta che si è espansa con il sangue delle generazioni. Quegli ideali illuminano ancora il mondo, e noi non vi rinunceremo in nome di qualche espediente. E così, per tutti i popoli e i governi che ci guardano oggi, dalle più grandi capitali al piccolo villaggio dove è nato mio padre: sappiate che l'America è amica di ogni nazione e di ogni uomo, donna e bambino che sia alla ricerca di un futuro di pace e dignità, e che noi siamo pronti ad aprire la strada ancora una volta.

Ricordiamoci che le precedenti generazioni hanno sgominato il fascismo e il comunismo non solo con i missili e i carriarmati, ma con alleanze solide e convinzioni tenaci. Hanno capito che il nostro potere da solo non può proteggerci, né ci autorizza a fare come più ci aggrada. Al contrario, sapevano che il nostro potere cresce quanto più lo si usa con prudenza. La nostra sicurezza emana dalla giustezza della nostra causa, dalla forza del nostro esempio, dalle qualità dell'umiltà e del ritegno.

Noi siamo i custodi di questa eredità. Guidati ancora una volta dai principi, possiamo affrontare le nuove minacce che richiederanno sforzi ancora maggiori - una cooperazione e comprensione ancora maggiori tra le nazioni. Cominceremo a lasciare responsabilmente l'Iraq alla sua gente, e a forgiare una pace duramente guadagnata in Afghanistan. Con i vecchi amici e i vecchi nemici, lavoreremo senza sosta per diminuire la minaccia nucleare, e respingere lo spettro di un pianeta che si surriscalda. Non chiederemo scusa per il nostro stile di vita, né ci batteremo in sua difesa. E a coloro che cercano di raggiungere i propri obiettivi creando terrore e massacrando gli innocenti, noi diciamo adesso che il nostro spirito è più forte e non può essere infranto. Voi non ci sopravviverete, e noi vi sconfiggeremo.

Perché noi sappiamo che il nostro retaggio "a patchwork" è una forza e non una debolezza. Noi siamo una nazione di cristiani e musulmani, ebrei e induisti e non credenti. Noi siamo formati da ciascun linguaggio e cultura disegnata in ogni angolo di questa Terra; e poiché abbiamo assaggiato l'amaro sapore della Guerra civile e della segregazione razziale e siamo emersi da quell'oscuro capitolo più forti e più uniti, noi non possiamo far altro che credere che i vecchi odi, prima o poi passeranno, che le linee tribali saranno presto dissolte, che se il mondo si è rimpicciolito, la nostra comune umanità dovrà riscoprire se stessa; e che l'America deve giocare il suo ruolo nel far entrare il mondo in una nuova era di pace.

Per il mondo musulmano noi indichiamo una nuova strada, basata sul reciproco interesse e sul mutuo rispetto. A quei leader in giro per il mondo che cercano di fomentare conflitti o scaricano sull'Occidente i mali delle loro società - sappiate che i vostri popoli vi giudicheranno su quello che sapete costruire, non su quello che distruggete. A quelli che arrivano al potere attraverso la corruzione e la disonestà e mettendo a tacere il dissenso, sappiate che siete dalla parte sbagliata della Storia; ma che vi tenderemo la mano se sarete pronti ad aprire il vostro pugno.

Alla gente delle nazioni povere, noi promettiamo di lavorare insieme per far fiorire le vostre campagne e per pulire i vostri corsi d'acqua; per nutrire i corpi e le menti affamate. E a quelle nazioni, come la nostra. che godono di una relativa ricchezza, noi diciamo che non si può più sopportare l'indifferenza verso chi soffre fuori dai nostri confini; né noi possiamo continuare a consumare le risorse del mondo senza considerare gli effetti. Perché il mondo è cambiato e noi dobbiamo cambiare con esso.

Se consideriamo la strada che si apre davanti a noi, noi dobbiamo ricordare con umile gratitudine quegli americani coraggiosi che, proprio in queste ore, controllano lontani deserti e montagne. Essi hanno qualcosa da dirci oggi, proprio come gli eroi caduti che giacciono ad Arlington mormorano attraverso il tempo. Noi li onoriamo non solo perché sono i guardiani della nostra libertà, ma perché essi incarnano lo spirito di servizio: una volontà di trovare significato in qualcosa più grande di loro. E già, a questo momento - un momento che definirà una generazione - è precisamente lo spirito che deve abitare in tutti noi.

Per tanto che un governo possa fare e deve fare, alla fine è sulla fede e la determinazione del popolo americano che questa nazione si fonda. E' la gentilezza nell'accogliere uno straniero quando gli argini si rompono, la generosità dei lavoratori che preferiscono tagliare il proprio orario di lavoro piuttosto che vedere un amico perdere il posto che ci hanno guidato nei nostri momenti più oscuri. E' il coraggio dei vigili del fuoco nel precipitarsi in una scala invasa dal fumo, ma anche la volontà di un genitore di nutrire il proprio figlio, che alla fine decidono del nostro destino.

Forse le nostre sfide sono nuove. Gli strumenti con cui le affrontiamo forse sono nuovi. Ma i valori da cui dipende il nostro successo - lavoro duro e onestà, coraggio e fair play, tolleranza e curiosità, lealtà e patriottismo - tutto questo è vecchio. Sono cose vere. Sono state la forza tranquilla del progresso nel corso di tutta la nostra storia. Quel che è necessario ora è un ritorno a queste verità. Quel che ci viene chiesto è una nuova era di responsabilità - il riconoscimento, da parte di ogni americano, che abbiamo un dovere verso noi stessi, la nostra nazione, il mondo, doveri che non dobbiamo accettare mugugnando ma abbracciare con gioia, fermi nella consapevolezza che non c'è nulla di più soddisfacente per lo spirito, così importante per la definizione del carattere, che darsi completamente per una causa difficile.

Questo è il prezzo e la promessa della cittadinanza.

Questa è la fonte della nostra fiducia - la consapevolezza che Dio ci ha chiamato a forgiare un destino incerto.

Questo è il significato della nostra libertà e del nostro credo - perché uomini, donne e bambini di ogni razza e di ogni fede possono unirsi nella festa in questo Mall magnifico, e perché un uomo il cui padre meno di sessanta anni fa non avrebbe neanche potuto essere servito in un ristorante ora può trovarsi di fronte a voi per pronunciare il giuramento più sacro di tutti.

Perciò diamo a questa giornata il segno della memoria, di chi siamo e di quanta strada abbiamo fatto. Nell'anno in cui l'America è nata, nel più freddo dei mesi, una piccola banda di patrioti rannicchiati intorno a falò morenti sulle rive di un fiume ghiacciato. La capitale era stata abbandonata. Il nemico avanzava. La neve era macchiata di sangue. Nel momento in cui l'esito della nostra rivoluzione era in dubbio come non mai, il padre della nostra nazione ordinò che si leggessero queste parole al popolo:

"Che si dica al futuro del mondo... che nel profondo dell'inverno, quando possono sopravvivere solo la speranza e la virtù... Che la città e la campagna, allarmate da un pericolo comune, si sono unite per affrontarlo".

America. Di fronte ai nostri pericoli comuni, in questo inverno dei nostri stenti, ricordiamo queste parole senza tempo. Con speranza e virtù, affrontiamo con coraggio le correnti ghiacciate, e sopportiamo quel che le tempeste ci porteranno. Facciamo sì che i figli dei nostri figli dicano che quando siamo stati messi alla prova non abbiamo permesso che questo viaggio finisse, che non abbiamo voltato le spalle e non siamo caduti. E con gli occhi fissi sull'orizzonte e la grazia di Dio su di noi, abbiamo portato avanti il grande dono della libertà e l'abbiamo consegnata intatta alle generazioni future.

(da Repubblica.it)

7 gennaio 2009

La cultura vincerà la crisi?


Venerdì 9 gennaio ore 21

c/o lo Spazio DuoMo in Via Giovanni XXIII, 8 - Rimini

LA CULTURA VINCERA’ LA CRISI?

Incontro con

Vincenzo Cerami*

Ministro ombra del PD ai Beni e alle Attività Culturali

Alberto Ronchi

Assessore alla Cultura Regione Emilia Romagna

L’iniziativa, organizzata nell’ambito del percorso sviluppato nel Forum provinciale PD sulla cultura e la creatività, rappresenta l'occasione per fare il punto sulla crisi profonda che investe l’intero settore culturale, proprio all’inizio di un anno - il 2009 - che l’Europa dedica specificatamente al dibattito sulla creatività.

* Vincenzo Cerami è scrittore e sceneggiatore, conosciuto per aver scritto il romanzo capolavoro Un borghese piccolo piccolo (1976). Come sceneggiatore ha raggiunto la popolarità con Roberto Benigni (scrivendo Il Piccolo Diavolo, Il mostro, La vita è bella…), vincendo nel 1998 il David di Donatello per la miglior sceneggiatura con La vita è bella con cui ebbe la nomination agli Oscar 1999.