26 ottobre 2009

Voglia di credere




In fila ai seggi all'una di ieri Pietro, 16 anni, timido e sorridente: «È la prima volta, sì». E come ti senti a votare? Importante, responsabile, grande? «No, veramente. Libero. Mi sento libero». Una signora anziana, con la borsa della spesa, si volta e lo bacia. «Bravo piccolo. Che bravo, è proprio così. Sapessi quanto è costata e quanto costa questa libertà, tienila di conto».

Lo so, lo so. Li vedo i cinici del privato tornaconto ridacchiare della storiella edificante, i cani al guinzaglio del padrone - quelli che prendono mezze frasi e le ribaltano poi ci scrivono sopra senza vergogna la loro quotidiana marchetta garanzia di stipendio - abbaiare alla morale facile.
Però non me ne importa niente, abbiate pazienza, di quel che diranno.
Ve la racconto perché è stato un momento bellissimo, di quelli che ripagano della stanchezza e dell'amarezza dei giorni e la cancellano, è stato commovente e la politica si fa anche così: con la forza di chi arriva adesso e ci crede.

Tre milioni di persone sono un numero straordinario. In assoluto, eccezionale di questi tempi. Sono un numero fatto da centinaia di migliaia di individui che nonostante tutto sono ancora lì a dire: eccoci, non ci importa niente delle vostre beghe delle risse dei vostri errori, dello squallore di certe vostre miserie. Fate valere la politica, daccapo. Prendete i nostri voti, il nostro tempo, le nostre mattine di domenica regalate ad un'idea che non muore: l'idea che il Paese siamo noi, e voi a rappresentarci. Adesso datevi da fare. Davvero, provateci.

Pierluigi Bersani alle dieci è mezza di sera ha annunciato di aver vinto: «Siamo sopra il 50 per cento», ha detto il suo comitato elettorale. Dario Franceschini gli ha telefonato per rallegrarsi. Ignazio Marino ha levato i calici insieme ai suoi per il risultato straordinario ottenuto col voto degli elettori: quasi il triplo di quello ottenuto tra gli iscritti.
Ha vinto il Pd. Ha vinto chi ha votato, chi è stato eletto e chi è stato sconfitto. Hanno vinto tutti.

Ciascuno ha portato del suo nella contesa: le sue idee, le sue proposte, la sua forza. Sono sicura che le analisi, stamani, diranno che Marino ha tolto voti a Franceschini e che dunque era chiaro, faceva il gioco di Bersani. Che Franceschini ha scontato la fronda cattolica - il tiepido Rutelli, l'indigesta Binetti - oltre all'attivismo di Casini che fa sperare gli ex Dc più moderati in una rinascita del Centro, tentativo numero 107. Che Bersani è la riscossa del partito quello vero, e che adesso torna in campo D'Alema lo stratega.
Non è difficile scrivere analisi così.
Più difficile, credo, è dire che un'opposizione che voglia farsi forza di governo ha bisogno di uomini come Bersani, Franceschini e Marino. Insieme.
Più difficile è dire che hanno giovato tutti alla causa, e ringraziarli.

Io non ho più voglia di rese dei conti interne, di guerriglie di corrente. Milioni di italiani neppure, credo. Ho voglia e bisogno di riconoscere a Bersani un grande merito e di affidargli un grande compito, di chiedere a Franceschini e a Marino di sostenerlo, e di sperare tutti insieme in un futuro prossimo che ci liberi di questo incubo, che dia speranza al Paese, che ci faccia tornare quello che eravamo: una grande democrazia, un esempio per il mondo. Liberi.

Dall'Unità del 26 ottobre 2009, editoriale di Concita De Gregorio

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